
di Vincenzo Pardini Anche la natura, se ben osservata e vissuta, può essere una scuola di vita da cui si apprendono cose...
di Vincenzo PardiniAnche la natura, se ben osservata e vissuta, può essere una scuola di vita da cui si apprendono cose nuove. In tal senso, i giovani di oggi sono più fortunati dei loro nonni e padri. Chi ha memoria ricorderà che, fino agli anni Settanta del secolo scorso, le manifestazioni faunistiche erano assai circoscritte e monotone, eccetto l’ambito ornitologico, dove molte specie erano più numerose di quelle attuali, a iniziare dai passeri, presenti ovunque, e oggi quasi scomparsi con l’avvento, sproporzionato, di corvi e cornacchie. Diminuiti anche i merli, mentre sono tornate le ghiandaie, fino a qualche tempo fa assai ridotte.
Nei nostri boschi sono dunque venute a mancare, visto il calo di uccelli tradizionali, molte loro voci, che bene sapevano accogliere, in coro, aurora e alba. Oltre le cornacchie, nei nostri cieli volano non pochi rapaci, a cominciare da falchetti e poiane, con il passaggio, in primavera, di bianconi e aquile minori, una delle quali fu trovata ferita, anni fa, a Santa Maria del Giudice. Questi e altri volatili, all’epoca dei nostri i padri e nonni non c’erano, quindi offrono ai giovani spettacoli nuovi.
Agli animali selvatici autoctoni di terra, volpi, tassi e donnole, dagli anni Settanta in poi, si sono aggiunti cinghiali, caprioli, daini, cervi, istrici, lupi, sciacalli aurei e qualche lince. Quindi una grande varietà faunistica i cui esemplari possiamo talvolta incrociare nei percorsi di campagna e di periferia. Alcuni di questi animali, come le volpi, un tempo sfuggenti, si avvicinano alle case e familiarizzano con le persone. Stessa cosa accade, talvolta, con i cinghiali. A dimostrazione che le bestie, pure selvatiche, avrebbero tendenza e interagire con noi. Ma non sempre noi, per pregiudizi e altro, siamo disposti ad accettarle. A loro modo, quindi, impartiscono lezioni.