Il ritorno dell’Omone ”Lucchese primo amore. E l’Atalanta oggi vince come giocavamo noi”

Oggi pomeriggio la città celebra l’allenatore della storica promozione dalla C alla B e della vittoria in Coppa Italia di Lega "Pro". Un maestro di calcio che vede in Spalletti e Gasperini i suoi eredi.

Il ritorno dell’Omone ”Lucchese primo amore. E l’Atalanta oggi vince come giocavamo noi”

Il ritorno dell’Omone ”Lucchese primo amore. E l’Atalanta oggi vince come giocavamo noi”

di Emiliano Pellegrini

Festa di compleanno oggi per la Lucchese, che compie 119 anni. E a spegnere idealmente quelle "candeline" ci sarà lui, Corrado Orrico da Volpara, l’ultimo allenatore ad aver centrato una promozione, dalla C alla B nel 1990 (in precedenza era stato Leo Zavatti nel ’62), oltre ad aver conquistato la coppa Italia di serie C nella storica, indimenticabile notte della Favorita di Palermo di fronte a 35mila spettatori. L’ultima promozione, dalla serie D alla serie C è stata cinque anni fa quando a guidare i rossoneri era stato un fedelissimo di Orrico. Francesco Monaco.

Ma non è un caso che ancora oggi, a distanza di ben 34 anni, sono in molti a ricordare quella promozione in serie B, attesa da ben 27 anni. Oggi Corrado Orrico è un apprezzato opinionista televisivo (su Sky), ma è soprattutto un allenatore che è stato, per molti versi, un ‘pioniere‘ del calcio moderno, uno che ha fatto scuola, come si dice, anche se non sempre apprezzato come sarebbe stato giusto, ai piani alti del nostro calcio. E’ stato il primo ad inventare la ‘gabbia‘, prima sulla sabbia quando era alla guida della Carrarese, poi all’Acquedotto nella Lucchese, infine alla Pinetina nella stagione in cui Ernesto Pellegrini lo volle alla guida dell’Inter.

Per i tifosi rossoneri è rimasto l’Omone di Volpara.

A proposito, mister, possiamo dire che il primo amore (la Lucchese) non si dimentica mai, prendendo in prestito il proverbio che proviene dal mondo antico e dalla saggezza popolare?

"Senza scomodare vecchi proverbi non ho alcuna difficoltà ad ammettere che la ‘prima‘ Lucchese, quella che ha vinto campionato e coppa, ha rappresentato un momento fondamentale nel mio percorso professionale, perché mi ha spalancato le porte dell’Inter. Quando, invece, sono tornato a Lucca, in due stagioni diverse, erano cambiate tante situazioni e non finì bene".

Come nacque quella Lucchese che ancora tutti ricordano (Pinna, Vignini, Fiondella, Pascucci, Monaco, Montanari, Di Stefano, Giusti, Paci, Donatelli, Simonetta, oltre a Russo, Bianchi)?

"Fu il frutto di una programmazione triennale portata avanti da una società che aveva due capisaldi, il grande presidente Egiziano Maestrelli ed il direttore sportivo Pino Vitale, che ebbero fiducia in me, nelle mie idee, nel mio modo di allenare e mi permisero di lavorare in assoluta tranquillità. Ma se riuscimmo a giocare un certo tipo di calcio, il merito fu della squadra, che era composta da giocatori forti, di valore, che sposarono il progetto e che mi seguirono con convinzione in tutto quello che cercavo loro di proporre, di insegnare, sia dal punto di vista tecnico-tattico, che umano. Grande società, grande gruppo con giocatori di assoluto livello tecnico, come Simonetta, tanto per citare un nome. Una annata storica, nel corso della quale riuscimmo a risvegliare l’entusiasmo tra la gente, con uno stadio che non era più stato così pieno. Ecco, quei ricordi li ho ancora impressi nella mente quando ogni tanto sfoglio l’album dei miei ricordi professionali, con Lucca e la Lucchese che occupano un posto di primissimo piano".

Ci sono attualmente in Italia squadre che si avvicinano al suo modo di giocare?

"Direi senz’altro due e sono il Napoli di Spalletti che ha vinto lo scudetto e l’Atalanta che ha conquistato la coppa Uefa. Quella guidata da Gasperini mi ricorda proprio la ‘mia‘ Lucchese, una squadra che aggrediva gli avversari in tutte le zone del campo, che attaccava con più uomini, che sapeva leggere tutte le fasi della partita, che era pronta nel caso l’avversario avesse apportato delle varianti tattiche al suo modo di giocare. Noi avevamo due terzini Vignini e Fiondella, bravi nel fare la doppia fase, due difensori centrali forti, una linea mediana bene assortita con gente di carattere, di temperamento come Monaco, come Giusti, come Russo, ma anche di classe come Donatelli, due esterni offensivi veloci, tecnicamente forti nell’uno contro uno, come Di Stefano e Simonetta e poi lassù davanti, il bomber, Roberto Paci, un finalizzatore come pochi in quegli anni. Sì, l’Atalanta di Gasperini, al quale vanno i miei complimenti, mi ricorda quella Lucchese di 34 anni fa".

Oggi pomeriggio, prima in piazza san Michele davanti alla targa commemorativa che ricorda l’anno di fondazione della Lucchese e poi al caffè delle Mura, i cori dei tifosi rossoneri saranno tutti per lui, per Corrado Orrico: ben tornato Omone!