L’indagine è nata dal Servizio di Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica
Ancora un’indagine choc sulla pedopornografia. La Polizia di Stato ha infatti tratto ieri in arresto un 56enne lucchese trovato in possesso di migliaia di files di natura pornografica realizzati con l’utilizzo di minori di 18 anni.
L’attività investigativa dai risvolti piuttosto sconcertanti è stata avviata dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Firenze, su impulso del Centro Nazionale per il Contrasto alla Pedopornografia Online (CNCPO) del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica. L’indagine è scattata a seguito di decine di segnalazioni pervenute in ambito di cooperazione internazionale di polizia, relative a molteplici operazioni di upload di materiale pedopornografico, raffigurante minori di età compresa tra i 4 e i 17 anni, effettuate su diverse piattaforme da vari profili social.
Tutte queste segnalazioni, provenienti da forze di polizia estere, avevano appunto indicato la presenza di numerosi inserimenti di materiale illecito su diverse piattaforme social, effettuati da vari account. Attraverso un meticoloso lavoro di analisi digitale e incrocio dei dati, gli inquirenti sono riusciti pazientemente a risalire a un unico soggetto che si celava dietro i diversi profili, identificato alla fine nel 56enne lucchese poi arrestato. A quel punto l’Autorità Giudiziaria fiorentina ha quindi emesso a suo carico un decreto di perquisizione, eseguito dagli investigatori cibernetici di Firenze nella sua abitazione.
Nel corso della perquisizione informatica effettuata sui vari dispositivi a lui in uso (computer, tablet, hard disk e smartphone) sono emersi migliaia di files multimediali raffiguranti minori ritratti nudi, di età compresa tra i 3 e i 14 anni. Una valanga di immagini pedopornografiche. A quel punto è scattato l’arresto del soggetto in flagranza per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico. I numerosi apparecchi sequestrati al 56enne lucchese saranno oggetto di successive analisi e approfondimenti per risalire ad altri eventuali soggetti coinvolti e alla rete che contribuisce a diffondere queste immagini raccapriccianti, spesso per trarne un profitto economico.
Paolo Pacini