
Di ritorno da una battuta di caccia in barchino sul Massaciuccoli, Giacomo Puccini ricevette un tenorino alle prime armi. Si trattava di un “certo Caruso”. Per l’esattezza, Enrico Caruso da Napoli. Correva l’estate del 1897. Il guaglione era arrivato in treno da Livorno. Il 14 agosto, al teatro Goldoni, si sarebbe esibito fuori cartellone come Rodolfo in Bohème. Accanto a lui, Ada Giachetti, avvenente soprano che gli aveva appena fatto perdere ‘a capa. Era stata proprio la bella e maritata Ada a convincere Enrico della necessità di un’audizione al cospetto del Maestro lucchese. Il Sor Giacomo ascoltò. E quando Carusiello ebbe finito esclamò estasiato: "Ma chi ti ha mandato, forse Dio?" Così racconta da lungo tempo la vasta letteratura carusiana.
Ma Caruso a Torre del Lago, probabilmente, non ce lo aveva mandato nessuno. O meglio, ce lo aveva condotto la feconda penna di Pierre R. Key, primo biografo ufficiale del “Re dei Tenori” a un anno dalla sua scomparsa. Per la delusione di carusiani e pucciniani, purtroppo, non esiste un riscontro documentato che il famoso incontro tra Caruso, che muoveva i primi passi nel mondo della lirica, e Giacomo Puccini, reduce dalla prima della Bohème del 1° febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, sia realmente avvenuto.
Storia, leggenda e mito, è risaputo, soprattutto se legati alle epiche gesta di personaggi entrati nell’immaginario collettivo, tendono a compromettersi a vicenda, a sovrapporsi. Eppure, i più accreditati biografi di Puccini, il tedesco Dieter Schikling e Gabriella Biagi Ravenni, curatori dell’Epistolario di Puccini in corso di pubblicazione, ritengono l’incontro tra i due altamente improbabile, se non addirittura inesistente. Ed è quanto ribadisce chi scrive, autore di Caruso & Friends, libro in uscita per la Florence Art di Firenze nell’imminenza del centenario della morte di Enrico Caruso il prossimo 2 agosto. I miti meritano sì di essere celebrati, ma con documenti certi alla mano. Converrà allora ricordare qualche episodio accertato. Il sodalizio tra Puccini e Caruso nacque nella primavera di quello stesso 1897: a Salerno Caruso cantò per la prima volta in Manon Lescaut. E quando Caruso divenne padre, il 2 luglio 1898, il primo figlio concepito con Ada fu chiamato Rodolfo, in omaggio al poeta pucciniano, al Cupido che aveva scagliato la freccia del loro amore a Livorno.
Ma tra Caruso e Puccini non furono sempre tutto rose e fiori. Durante una trionfale tournée a San Pietroburgo, Enrico conobbe una cocente delusione. Il 14 gennaio 1900, a Roma, al Teatro Costanzi, ebbe luogo la prima mondiale di Tosca. Enrico si era detto sicuro che Puccini gli avrebbe affidato la creazione del personaggio di Mario Cavaradossi. Ma ciò non avvenne. La vulgata narra che la “colpa” fu del soprano Hericlea Darclée, fortemente voluta da Puccini per la parte di Tosca, che “piazzò” il suo amante, il tenore Emilio De Marchi. Più plausibile, invece, che ad escludere Caruso fu l’editore Giulio Ricordi, indispettito che il tenore emergente prediligesse interpretare il repertorio dell’editore rivale Edoardo Sonzogno. L’esordio di Caruso alla Scala avvenne sul finire del 1900 nel segno di Puccini. L’apertura del cartellone spettava a Giuseppe Borgatti in Tristano e Isotta di Wagner, ma il tenore ferrarese si ammalò. Si scelse la Bohème di Puccini con Caruso come “ripiego”.
Il tenore non era al meglio delle condizioni fisiche ed ebbe forti contrasti con il direttore d’orchestra, uno tosto, che si chiamava Arturo Toscanini. A riportare un po’ di calma nella Sala del Piermarini furono il duca Giuseppe Visconti di Modrone e il direttore generale Giulio Gatti Casazza, che, da ingegnere navale, riportò in linea di galleggiamento una barca che rischiava di affondare.
Infine, a distanza di dieci anni, Puccini si scusò con Caruso per lo “sgarbo” della mancata “primogenitura” di Cavaradossi. Il compositore non manifestò esitazione alcuna ad affidare a Caruso il ruolo di Dick Johnson, il malvivente pentito per amore della locandiera Minnie nella Fanciulla del West, l’opera “americana” che esordì in prima mondiale a “Casa Caruso”, ovvero al Metropolitan Opera House di New York il 10 dicembre 1910. Pace fatta tra due divi che condivisero una vita sentimentale a dir poco travagliata. E che esaltarono e commossero le platee di tutto il mondo. Questo, almeno, è fuor di dubbio.
Maurizio Sessa