Cgil ancora una volta sul piede di guerra con il Comune di Lucca per il contratto integrativo dei dipendenti. Secondo il sindacato, il contratto decentrato integrativo proposto è una sorta di vera e propria beffa per i lavoratori e così, per il secondo anno consecutivo, ovvero da quando l’amministrazione Pardini si è insediata a Palazzo Orsetti, la Cgil non firma un accordo ritenuto lesivo dei diritti dei lavoratori.
"L’anno scorso, il 2022, all’interno del contratto - si legge in una nota - sono saltate le Progressioni Economiche Orizzontali, visto che l’amministrazione aveva dichiarato, a dicembre 2022, la mancanza dei tempi per eseguire questa operazione. Operazione che poteva essere fatta, per cui sarebbe bastato firmare entro il 31 dicembre. Quest’anno, con un nuovo contratto nazionale (2019-2022) da applicare, si è tenuta una trattativa andata avanti a singhiozzo, per firme a stralcio. Ne è un esempio la firma avvenuta nei mesi scorsi da parte di alcune Organizzazioni Sindacali, che ha consentito una riduzione di circa 34.000 euro del Fondo delle risorse decentrate 2023, a favore di un incremento del Fondo delle ex Posizioni Organizzative, diventate ora Elevate Qualificazioni".
Per il sindacato, non si tratta di un contratto omogeneo, come avviene negli altri comuni, ma di un contratto a "pezzetti". "Siamo dunque arrivati a novembre - prosegue la nota - con la trattativa del “pezzetto“ dei Differenziali Economici (ex PEO) e del relativo regolamento. In questo ambito, la proposta dell’amministrazione è stata quella di basare gli scatti salariali completamente sulle valutazioni elaborate dall’insindacabile giudizio dei dirigenti, senza tenere conto dell’esperienza professionale né, in minor misura, dei titoli professionali. L’assemblea dei dipendenti del 30 novembre scorso ha bocciato questa proposta, completamente sbilanciata a favore delle “pagelle“ stilate dai dirigenti. Ma alla fine è comunque arrivata la beffa: nonostante il voto contrario dell’assemblea, l’amministrazione ha riproposto il medesimo sistema, addirittura peggiorandolo, portando di fatto al 95% il peso del sistema delle valutazioni dirigenziali". Per la Cgil, è un sistema "iniquo e discriminatorio", privo di criteri oggettivi e discrezionale: dunque non firmabile.