Con Virgilio Bernardoni, presidente dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini, parliamo dell’anno delle celebrazioni pucciniane.
Parliamo da Puccini nel quadro culturale odierno. “Ferma restando la popolarità mai scemata di un gruppo cospicuo di opere teatrali, il quadro culturale intorno a Puccini all’altezza del centenario della morte è assai diverso rispetto a quello all’altezza del centenario della nascita. Allora era il tempo della pionieristica monografia di Mosco Carner e della pubblicazione dei primi Carteggi pucciniani. Oggi esistono centri di ricerca a lui dedicati, fondazioni e archivi che ne custodiscono i documenti, edizioni criticamente vagliate di musiche e scritti, soprattutto di tipo epistolare. La differenza risiede nella possibilità enormemente accresciuta di approfondirne la conoscenza. Oggi sappiamo molto di più dell’estensione dei suoi interessi culturali, delle sue forme di espressione, delle sue pratiche artistiche non musicali, delle sue idee. Nello stesso tempo, la riscoperta di un numero consistente di brani musicali ci permette di precisarne il valore anche a livello dell’esecuzione musicale e di collocare i capolavori teatrali nell’arco di in una vicenda creativa lucida e coerente in tutti i suoi aspetti“.
Scendiamo nel dettaglio dell’Epistolario. “È una finestra spalancata sull’uomo e sul compositore. Basti pensare che negli anni della maturità disponiamo di una missiva ogni uno/due giorni. Attraverso questo canale vediamo scorrere fotogramma per fotogramma il film della sua vita: nei fatti spiccioli della quotidianità, nelle relazioni, nei viaggi, negli svaghi, nell’attività professionale, fra pianoforte e tavolo di lavoro, nei teatri. I due volumi freschi di stampa, pubblicati a soli due anni di distanza dal precedente, offrono circa 1300 lettere degli anni 1905-1908, di cui la metà circa inedite: una puntata rilevante del film epistolare pucciniano“.
Il Centenario com’è andato nei teatri italiani? “È oggettivamente arduo trovare il modo per dar risalto a un autore che ha prodotto un numero tutto sommato limitato di opere, già onnipresenti nei teatri del mondo. Le scelte più interessanti si sono quindi distribuite fra titoli da tempo trascurati (come La rondine del Teatro alla Scala, terzo allestimento scaligero in assoluto, trent’anni anni dopo il precedente) e integrali, o quasi, della produzione teatrale, come la serie in corso al Teatro Regio di Torino“.
E nell’editoria... “Quella generalista è stata piuttosto timida, ondeggiando fra aneddotica varia e ristampe di vecchie monografie. Quella specializzata ha continuato a sfornare i prodotti della ricerca. Per esempio, l’Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini ha pubblicato un volume dedicato alle Composizioni per pianoforte, con molti brani inediti, e ha prodotto una nuova edizione della prima composizione sinfonica, il Preludio a orchestra scritto dal Puccini diciottenne. Riccardo Muti lo aveva diretto per la prima volta nel 1999, però con una lacuna per la mancanza di una pagina“.
Sul Comitato Promotore delle Celebrazioni pucciniane. “Sulla carta ha avuto ottime possibilità in termini di composizione del Comitato stesso, che ha riunito tutti gli enti più titolati, e di risorse economiche a disposizione. A conti fatti non è stato in grado di produrre un progetto globale e ha distribuito le risorse in decine e decine di iniziative non sempre adeguate agli obiettivi celebrativi, concentrate soprattutto fra Lucca, Viareggio e limitrofi. L’unico progetto proprio, chiamare nei luoghi pucciniani i migliori cantanti, le migliori orchestre e i migliori direttori a livello internazionale per celebrare il maestro, ha partorito una serie di concerti fotocopia a base di arie e duetti“.
Sull’impatto generale delle celebrazioni. “Le manifestazioni davvero interessanti sono state davvero poche. E’ mancato lo stimolo ad andare oltre i luoghi comuni (quanti spettacoli imbastiti su Puccini e le donne!) e a trarre ispirazione da quel che oggi offre di nuovo la ricerca musicologica per divulgare un profilo meno oleografico di uno dei più importanti compositori italiani di tutti i tempi. Credo che, fra tutte, la realizzazione più efficace sia stata la mostra dedicata al Puccini fotografo promossa dalla Fondazione Ragghianti di Lucca che ha suscitato così tanto interesse da girare anche fuori dall’Italia. Ora, a celebrazioni concluse, non c’è quasi intervento su Puccini nei media che non lo qualifichi anche come fotografo: la prova di un impatto senza uguali“.