REDAZIONE LUCCA

Barbara picchiata a morte L’angoscia e le lacrime di familiari e amici Caccia all’aggressore

A Cisanello sono accorsi anche l’ex marito lucchese e i suoi due figli

Barbara picchiata a morte L’angoscia e le lacrime di familiari e amici Caccia all’aggressore

Choc anche a Lucca per il brutale e sconcertante agguato avvenuto all’uscita dell’ospedale Santa Chiara di Pisa ai danni della psichiatra Barbara Capovani, 55 anni, nata a Viareggio, ex moglie del commercialista lucchese Giorgio Nappini, massacrata a colpi di spranga probabilmente da un paziente psichiatrico che è poi riuscito a fuggire.

La donna è purtroppo in condizioni disperfate nel reparto di rianimazione a Cisanello. E’ stata operata alla testa e in attesa di un secondo intervento chirurgico. Ma le sue condizioni sono ritenute molto critiche e potrebber non superare questa fase delicatissima. Familiari e amici sono in lacrime.

Davanti all’ospedale di Cisanello anche l’ex marito Giorgio Nappini con i figli Alice e Piergiorgio. “Siamo qui all’ospedale – aveva commentato al mattino Giorgio Nappini – sempre in attesa. Sono qui con i miei figli. Siamo sconvolti, è qualcosa di tremendo. Non abbiamo idea di chi possa aver fatto una cosa del genere, so che stanno indagando, ma non ci hanno fornito novità purtroppo... Comunque Il nostro pensiero adesso è solo per Barbara”.

E intanto va avanti la caccia all’uomo che venerdì pomeriggio l’ha attesa a lungo sotto la finestra dove ogni giorno la dottoressa riceve i propri pazienti e poi l’ha assalita brutalmente mentre usciva in prossimità dall’androne dell’edificio 3, ingresso A di psichiatria universitaria. Il sospettato principale per la Polizia è un 30enne con un passato colmo di disagi psichiatrici, ripreso per due volte nel tragitto: all’andata ha un passo quieto, al ritorno sta correndo e salta la sbarra che serra l’ingresso dell’ospedale per poi dileguarsi in strada. In entrambi i filmati il volto dell’aggressore è nascosto da un cappellino scuro e da una mascherina nera, come neri sono i guanti che coprono le mani.

Sulle spalle porta uno zaino e proprio in quella tasca probabilmente c’è la spranga con la quale ha colpito alle spalle la psichiatra Barbara Capovani. Un agguato preparato e curato nei dettagli. Qualche testimone è convinto di averlo visto seduto su quella panchina all’ombra di piccoli alberi nel vialetto che anticipa l’ingresso del reparto. Un potenziale assassino ancora in libertà.