
Simone Lari, ultimo patron del Nebraska, che ha deciso il trasferimento a Viareggio
Chateu d’Yquem e salame nostrano, Brillat Savarin sul tavolo povero fuori, eleganza raffinata di gusti senza spocchia e senza pose, da veri signori in ciabatte: ha chiuso l’Enoteca Nebraska, celebre luogo di degustazioni, merende e vita versiliese. Non se la dimentica chi, negli anni ‘80, ha avuto la fortuna di varcare quel cancello in ferro battuto e prendere la discesa che portava dentro la casa di Fulmine, folletto senza età che viveva sopra il locale. Di proprietà della famiglia Dini, allo svincolo della Provinciale con Nocchi, Nebraska ha incarnato un’epoca intera. Ha chiuso da due settimane e l’ultimo patron, Simone Lari, adesso l’ha trasferita a Viareggio nella Bottega del Nebraska in via Maroncelli.
Ma quella ‘buca’, con la stanza del caminetto in fondo e il bagno sulla sinistra, le bottiglie ‘gremite’ come soprammobili rari e i tavoloni fuori come in una sagra quotidiana, beh, quel posto non c’è più. "Era legata ai ricordi... – afferma Lari – . Quest’ultima estate ho visto pochi camaioresi e molti forestieri...". E si deve lavorare: inutile rimpiangerla quindi come adesso fanno tanti, dopo il Covid e nel tempo attuale, dove le provocazioni si vivono virtuali.
Prima si vivevano anche là, col gusto del trasgredire anche solo con un bicchiere di vino a tarda ora. Nebraska era la Camaiore ‘avanti’ e un po’ sgangherata, che sapeva però bere i vitigni più nobili con una fetta di salame, era Giuseppe Pighini, il Nebraska, che l’ha inventata nel 1980, e Giovanni del Barbierino con le sneakers bianco candido che sorseggiava champagne. E’ stata Tizianone Francesconi con le sue zuppe medievali e Sandro Pardini gesticolante verso Moreno dentro la ‘bua’ dove lavava calici e geppelle: un locale che era una persona, i suoi amici erano il Linus e i locali della Versilia di notte che gustavano merendini e ore lunghe dopo il night, era come un film di Zurlini a metà tra fascino maledetto e nostalgia.
Poi fu anche il delitto Giurlani degli anni ‘90, frutto della lotta criminale tra note bande, come era stata però anche la culla di Veronelli che la impalmò a titolo di regina del bere. Pane e affettati, Fulmine che serviva e fumava, qualche canna e tante risate delle generazioni giovani di tempo fa.
Adesso il cancello è serrato, i millenials non lo sanno né sapranno di quelle serate dove la gente veniva da tutta Italia. Lari adesso scommette sul nome e su prodotti biologici e distanze anti Covid in quel di Viareggio, ma non rinuncia al rimpianto per quel Nebraska che fu, lungo la strada, di strada, ma nobile.
Isabella Piaceri