Una storia come terapia. Ecco la medicina narrativa

Alla Rsa Sabbadini un’iniziativa innovativa basata sulla memoria e le emozioni "Il racconto può aiutare a capire come i pazienti stanno vivendo la malattia".

Una storia come terapia. Ecco la medicina narrativa

Una storia come terapia. Ecco la medicina narrativa

Nella società contemporanea "malata" di solitudine e di velocità, è necessario ritrovare il tempo "lento" della memoria, del racconto e della condivisione. Raccontarsi, accarezzando il velo dei ricordi e riassaporando le emozioni dei momenti vissuti, può rivelarsi una vera e propria terapia. Lo sanno bene gli ospiti e gli operatori della Rsa Sabbadini, a Sarzana, dove, dallo scorso anno, è stato attivato un percorso di "medicina narrativa". Elisabetta Ioannucci, animatrice della Sabbadini da 25 anni e Noemi Sferrazza Papa, psicologa della struttura, sono state formate per essere le animatrici di questo progetto che, come racconta la direttrice della struttura, Sara Bonicelli, nasce dalla volontà del Consorzio Blu (gestore della Rsa) di valorizzare l’anziano nella sua persona, nei suoi vissuti e stimolarlo dal punto di vista cognitivo ed emotivo. "La narrazione – spiegano Elisabetta Ioannucci e Noemi Sferrazza Papa – può aiutare a capire come il paziente vive la sua malattia, ma anche come familiari e operatori vivono la malattia del paziente. Questo ci permette di avere differenti spunti che, nel quotidiano, stando soltanto alla descrizione dei sintomi, non ci arriverebbero". Le sedute di medicina narrativa si svolgono solitamente una volta a settimana.

A dare il via al racconto e alla sua condivisione può essere uno stimolo visivo come un film visto tutti assieme, una fotografia, ma anche un articolo di giornale o la melodia di una canzone. "Alcune canzoni – sottolinea la dottoressa Maria Luisa Isoppo, medico della Rsa Sabbadini – avvicinano gli anziani al periodo della giovinezza. Lì ritrovano i ricordi, gli amori, gli affetti e così ricominciano a sognare. Quello che conta è non spegnere in loro questa voglia, perché attraverso il sogno c’è la speranza e la continuità. La medicina narrativa, come anche la musica e le altre forme artistiche – continua la dottoressa Isoppo- portano ad un bene dell’anima, ad un bene psicologico. Nel momento in cui mi approccio a grandi anziani, già appesantiti da un percorso di vita lungo e faticoso, se gli faccio vivere l’esperienza della malattia raccontandomi, ascoltando il loro racconto, condividendo, li carico di endorfine che li rendono più attenti e vivaci. Gli anziani hanno bisogno di vedere un volto sorridente, del contatto, di un abbraccio, di sicurezza".

Maria Cristina Sabatini