
"Un carcere da chiudere". L’allarme del sindacato sulle carenze dell’istituto. Si è insediato il garante
Un garante per i diritti delle persone private della libertà. La nuova figura è stata appena nominata dal sindaco Pierluigi Peracchini e avrà come compito specifico quello di dedicarsi all’organizzazione della struttura penitenziaria di Villa Andeino e di affrontare le problematiche all’interno della struttura soprattutto nel miglioramento del clima di lavoro. Il garante è Agostino Codispoti che ha già comunicato alle organizzazioni sindacali la piena disponibilità a svolgere il compito, pronto a ricevere segnalazioni e problematiche. Insieme al garante Codispoti collaboreranno Felice Biondo e Graziana Tosi entrambi da poco in pensione dopo lunghi anni di servizio e esperienza nella polizia penitenziaria. Il progetto, giunto alla sua approvazione, era stato avviato qualche mese fa dall’assessore Manuela Gagliardi. La situazione del carcere di Villa Andreino è al centro dell’interesse a livello nazionale. Le condizioni di forte disagio e la necessità di riqualificare gli ambienti comporteranno uno svuotamento dagli attuali 106 detenuti in altre strutture liguri.
Ma questo intervento può bastare?
"Assolumente no – spiega Fabio Pagani sindacalista della Uilpe – e noi lo diciamo da anni e da qualche mese anche il direttore sta evidenziando il grosso problema. Il carcere spezzino è l’esempio lampante in Italia di come nel corso del tempo non sia stato fatto nulla. E’ una struttura fatiscente e in questi giorni si sta procedendo a un graduale trasferimento di carcerati per altro senza nessuna comunicazione ufficiale ai sindacati. Dopo tutte le problematiche infrastrutturali sono necessari radicali interventi e per il momento è disponibile un solo padiglione dove non possono stare 106 detenuti, con grave pericolo per la loro incolumità e degli agenti penitenziari. Il carcere spezzino andrebbe semplicemente chiuso e ricostruito, non sono sufficiente i rattoppi e soprattutto non possono essere eseguiti mettendo insieme operai e detenuti con tutte le difficoltà e problematiche che possono venirsi a creare".
La soluzione quindi quale potrebbe essere?
"E’ il solito problema di gran parte degli istituti italiani – prosegue Fabio Pagani – quindi vanno valutate le misure alternative. I braccialetti elettronici ad esempio sono pochi e spesso non funzionanti. Chiediamo ai direttori quanti detenuti sono affidati al lavoro esterno, ovviamente avendo i requisiti per farlo sotto il monitoraggio di educatori e poliziotti. In carcere ci sono troppe persone che potrebbero essere seguite altrove e mi riferisco ad esempio ai tossicodipendenti a meno che non si siano macchiati di delitti per i quali è ovviamente necessaria la carcerazione. Altrimenti la loro permanenza è gravosa per tutti: per le loro condizioni psicofisiche in primis e poi per gli altri detenuti e il personale. E poi occorrono assunzioni perchè in Italia ci sono 18 mila poliziotti della penitenziaria in meno e 14 mila detenuti in più. E i numeri sono lo specchio pereffto della situazione". Maria Cristina Bigi, direttore dell’istituto penitenziario spezzino, ha confermato la carenza di personale. "La carenza di personale è una situazione simile nelle carceri di tutta Italia – ha spiegato – quindi anche Spezia non fa assolutamente eccezione. Abbiamo già fatto richiesta e attendiamo sostegno. Sulle condizoni strutturali dell’edificio stiamo progressivamente procedendo a un alleggerimento dei chi di presenze proprio per far fronte all’inagibilità di alcuni padiglioni".
Massimo Merluzzi