
Carabinieri nella villa di via Genova
Nessun incidente probatorio per chiarire ogni aspetto della vicenda legata al braccialetto elettronico difettoso di Umberto Efeso, il 57enne autotrasportatore che il 13 agosto scorso uccise a coltellate la moglie Tiziana Vinci, nella villa di via Genova dove lei lavorava come collaboratrice domestica. La scelta è del sostituto procuratore Federica Mariucci, titolare delle indagini sul femminicidio, che ha deciso di non condividere l’istanza di indagini approfondite presentata dagli avvocati Riccardo De Marco e Marco Evangelista, che assistono i figli della coppia, i quali vogliono vederci chiaro sul malfunzionamento del dispositivo che era in dotazione al padre.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini preliminari, infatti, da qualche tempo il braccialetto elettronico di Efeso non funzionava: almeno dieci giorni prima del delitto, secondo quanto verificato dagli investigatori. Il dispositivo era stato applicato su richiesta del Tribunale della Spezia, a sostegno del divieto di avvicinamento alla moglie. Sarebbe stato lo stesso Efeso a mettere al corrente le forze dell’ordine dell’anomalia dopo aver incontrato proprio Tiziana senza che scattasse il segnale di allarme, ed era partita immediatamente la richiesta di controllo. Non c’è stato però alcun intervento, e il 13 agosto si è consumato l’assassinio, avvenuto con la donna che non avrebbe avuto con sè il dispositivo che segnala l’allarme in caso del superamento delle soglie di vicinanza non consentite. Un diniego, quello della Procura, che comunque non fermerà i legali dei figli della coppia, che hanno intenzione di procedere in proprio alle verifiche sulla vicenda del braccialetto nell’ambito delle proprie indagini difensive in vista del processo.