
Il dispositivo denominato «pinne di squalo»
Nuovi guai giudiziari per i titolari della ditta di autotrasporti Coop Servizi e Logistica di Santo Stefano di Magra. Ieri l’amministratore unico Corrado Mornelli di 41 anni e l’amministratore di fatto Giuseppe Fringuello di 65 anni, sono stati rinviati a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare Mario De Bellis, con l’accusa di truffa aggravata e continuata in concorso, assieme a Janos Baracskai, ungherese di 62 anni residente a Calice al Cornoviglio, legale rappresentante della Logitrans. I tre, difesi dagli avvocati di fiducia Claudia Bernardi,Antonella Franciosi e Fulvio Biasotti, dovranno presentarsi il prossimo 16 giugno davanti al giudice Giacomo Nappi. L’oggetto della truffa, ai danni delle autostrade, è sempre la solita: grazie a un marchingegno artigianale applicato sui camion, sarebbero riusciti a far risparmiare alle loro aziende di autotrasporti svariate migliaia di euro in pedaggi autostradali, riuscendo a tagliare le spese in beffa ai telepass delle autostrade di mezzo nord Italia.
La truffa ‘viaggiava’ con le cosiddette pinne di squalo: si tratta di semplici, quanto ingegnose, lamine di gomma liscia uguale al battistrada di un copertone – posizionate sul Tir perpendicolarmente agli assi, per occultare gli stessi alla visione degli apparecchi elettronici dei caselli per il pagamento a mezzo telepass. Risultato: abbassare le classi del pedaggio dei mezzi, per pagare meno rispetto al dovuto. Le apparecchiature di rilevamento dei caselli autostradali avrebbero infatti classificato come autovetture i Tir della società, che in questo modo pagava un pedaggio decisamente inferiore.
In questo procedimento, riferito ad episodi avvenuti nel 2016 al casello di Fornola, che sono stati scoperti grazie alle indagini congiunte della polizia stradale di Brugnato e della guardia di finanza di Sarzana, figurano come parti offese, che si sono costituite parti civili, le società Autostrade per l’Italia difesa dall’avvocato di fiducia Andrea Corradino, la Società Autostrada Ligure Toscana (che gestisce l’A12 tra Livorno e Sestri Levante) e l’ Autocamionale della Cisa (per l’A15) difese dall’avvocato di fiducia Alessandro Civitillo.
Gli avvocati degli indagati hanno avanzato l’eccezione di incompetenza territoriale, perché alcuni reati sono stati commessi altrove, ma il giudice l’ha respinta, risultando vincolante dove è stato iscritto il primo reato che è appunto La Spezia. Il pubblico ministero aveva chiesto il rinvio a giudizio anche per Gianluigi Fringuello di 28 anni e e di Rossella Fringuello di 31, ma per loro, avendo un ruolo marginale nella vicenda, l’avvocato difensore di fiducia Maurizio Mastroianni ha chiesto l’affidamento in prova, che il gup De Bellis ha concesso.
Erano state le stese società autostradali ad accorgersi di come al passaggio dei Tir della società, non corrispondeva il relativo pedaggio. Sotto la direzione della magistratura spezzina, gli investigatori erano riusciti a individuare e documentare l’ingegnoso e sofisticato sistema di frode. Una truffa simile, messa in atto nel 2014, era già costata il 15 maggio 2018 una condanna disposta dal giudice Diana Brusacà, in accoglimento delle richieste del pubblico ministero Alessandro Casseri, di Giuseppe Fringuello e Corrado Mornelli, che hanno anche dovuto risarcire 11mila 500 euro a favore di Autostrade per l’Italia, 29mila euro a ristoro dell’Autocamionale della Cisa, 986 euro a favore di Sitep e 8.900 euro per la Salt. Massimo Benedetti