REDAZIONE LA SPEZIA

Trasporta pizze, poi lo schianto Matteo si risveglia dal coma

A fine dicembre la caduta-choc dal motorino durante una consegna. Le prime parole di gratitudine a familiari, ragazza e amici: "Vi amo"

Matteo Busoni

Matteo Busoni – il rider di 30 anni in coma dal 27 dicembre scorso a causa di un incidente in moto mentre trasportava le pizze – si è risvegliato dal sonno profondo e dall’immobilità assoluta. Dal lettino del Don Gnocchi ha cominciato a farsi capire, a sillabare parole, a muovere le mani e a ricordare. "Vi amo" la prima frase uscita dalla sua bocca all’indirizzo della ragazza, dei genitori e della sorella che, a stento, nel video-collegamento a distanza, sono riusciti a trattenere le lacrime. Per loro una gioia infinita, trasmessa agli amici in pena... ’militante’; sì, fin dalla notizia sul suo stato di coma, si erano organizzati per fargli avere delle registrazioni stimolanti da ascoltare: la musica sul suo cantautore preferito, Vasco Rossi, l’inno e le parole di alcuni giocatori dell’Inter, la sua squadra del cuore. A corredo una foto di gruppo scattata alle Grazie - borgata per la quale aveva corso al Palio del Golfo – sotto uno striscione con la scritta "Tutti insieme per Matteo".

"Gli stimoli esterni sono molto importanti..." dice la dottoressa Martina Iardella che, insieme allo staff del Don Gnocchi, si sta prodigando per Matteo. Il ritorno vita passa anche dalla sua forte tempra, dall’indole intraprendente. Quella che aveva portato il giovane spezzino, all’inizio del dicembre scorso, a non scoraggiarsi di fronte alla perdita del lavoro come chef in un hotel a 5 Stelle di Milano che, causa emergenza-Covid, aveva chiuso i battenti. Finiti i risparmiami, nonostante la grande esperienza in cucina (maturata sette anni fa alla ’corte’ del super chef Carlo Cracco), disponendo di un motorino, si era lanciato sulla frontiera della precarietà, lavorando in nero, in attesa del contratto promesso dal datore di lavoro, il titolare di una pizzeria. Ma la sera del 27 dicembre, mentre su Milano iniziava a cadere le neve e le strade si facevano insidiose, Matteo ha perso il controllo dello scooter, sbalzando di sella. In un attimo era passato dal dinamismo di un’esistenza fatta di determinazione nell’affrontare le sfide della vita all’immobilismo indotto dal trauma cranico subito nello schianto. Era arrivato in coma all’ospedale Niguarda; in coma era giunto, il 2 febbraio, al Don Gnocchi per la riabilitazione. Qui, con l’aria del suo amato mare, aveva ritrovato la parziale autonomia nella respirazione. "La ripresa sarà lenta, ma Matteo ha lo spirito giusto per percorrerla; gli stimoli restano fondamentali..," dice la dottoressa che si fa portatrice della gratitudine agli amici che lo incoraggiano. Da loro – per il tramite di Giacomo Oldoini che ha attivato le procedure per la raccolta via internet attraverso la piattaforma gofund.mef3ff2d04 – anche donazioni a sostegno delle spese affrontate e da affrontare. Matteo, insieme a loro, può contare su due cugini avvocati: Sergio Busoni e Mirco Trusendi. Sono loro a curare le pratiche della denuncia di infortunio sul lavoro all’Inail, là dove il datore di lavoro nemmeno ha avuto la dignità di contattare con i genitori, che nemmeno lo hanno cercato. "Le priorità in questi mesi sono state altre; sono felice dell’evoluzione clinica e della tantissime testimonianze di solidarietà e delle preghiere per Matteo; anche queste stanno facendo la loro parte..." dice il papà Alessandro.

Corrado Ricci