
Termomeccanica vola in Libia Maxi progetto per due impianti di depurazione dell’acqua
Nelle case di Tripoli e Misurata scorrerà acqua pulita ’targata’ Spezia: dopo anni di guerra e incertezze, la Libia comincia a guardare al futuro con maggior serenità, trovando appoggio nel Governo italiano con cui ha avviato un solida cooperazione nel settore energetico e delle infrastrutture. Fra i progetti previsti c’è anche la costruzione di impianti per il trattamento delle acque reflue urbane da parte di Termomeccanica Ecologia, leader italiano nell’impiantistica ecologica. Progetto già avviato dall’azienda spezzina anni fa ma interrotto nel 2014 a causa dello scoppio degli eventi bellici in Libia. Ora l’idea torna d’attualità dopo l’incontro fra il premier Giorgia Meloni e il primo ministro del Governo di unità nazionale libico Abdulhameed Mohamed Dabaiba, sfociato in un ’memorandum’ che prevede una serie di progetti. Fra questi la ripresa dei lavori agli impianti di depurazione delle acque reflue di Tripoli e Misurata. Da parte sua il governo libico si è impegnato a provvedere al necessario finanziamento dei lavori, con termine previsto nel 2026. Complessivamente si tratta di un investimento dal 200 milioni "ma noi – spiega il presidente di Termomeccanica Enzo Papi – avevamo già fatto 50 milioni di avanzamento nel 2014 prima che scoppiasse della guerra. Gli impianti sono stati danneggiati, ma una buona parte può essere recuperata". Una volta ritrovata una certa stabilità interna il Governo libico ha ora intenzione di ripristinare le varie infrastrutture, mettendo anche mano alla situazione delle acque reflue che costituivano un possibile pericolo per la situazione sanitaria delle due città.
"Le acque non depurate circolano liberamente per la città – prosegue Papi – con rischi di inquinamento. Abbiamo rifatto i progetti e chiesto che il nuovo avvio dei lavoro avvenga sotto il patrocinio dei due governi libico e italiano". Termomeccanica invierà sul posto una ventina di tecnici specializzati, nel cantiere lavoreranno maestranze locali fra i 200 e i 300 operai. "Abbiamo realizzato un impianto simile ma molto più grande dieci anni fa al Cairo – prosegue Papi – così come quasi tutti quelli di Napoli e della Campania. Con la depurazione, le acque reflue possono essere riutilizzate: anche in Italia ci sarebbe bisogno di impianti del genere ma vedo che si preferisce puntare sui dissalatori, che però consumano molto di più"
Claudio Masseglia