
Sul Treno del Ricordo il dramma degli esuli: "Lo stigma è stata la ferita più tormentosa"
Foto e filmati d’epoca, audio con le parole dei sopravvissuti e alcune scarne masserizie compongono la mostra itinerante allestita su quattro vagoni che in questi giorni sta girando l’Italia per raccontare l’esodo giuliano- dalmata. Ieri mattina il convoglio, denominato Treno del Ricordo, ha fatto tappa alla Spezia, sostando dalle 9 alle 18 al binario 1 della stazione. Un’iniziativa promossa dal ministero per lo Sport e i giovani, con l’obiettivo dichiarato di "ristabilire verità ma anche trovare forme di pacificazione". Un’esigenza molto sentita innanzitutto da chi ha vissuto in prima persona quella drammatica vicenda, i cui segni sono rimasti indelebili nella memoria.
"I miei sono i ricordi di una bimba di cinque anni – racconta Claudia Rovis – ma sono emozioni che riaffiorano dentro di me in una maniera molta vivido. Da Pola arrivai con la famiglia a Udine, dove restammo per circa un mese in attesa di essere smistati nelle varie regioni. Il mio nucleo familiare fu trasferito a Marina di Carrara, dove trascorremmo cinque anni nel campo profughi prima di ricevere in assegnazione una casa popolare. La vita nel grande campo non era facile, ogni famiglia aveva a disposizione uno spazio di pochi metri quadrati e i bagni erano in comune. Ricordo alcuni sapori, una specie di nutella che ci veniva data nel doposcuola e il formaggio che ci inviava lo Stato Pontificio. Lo stigma che ci circondava non era facile da sopportare, alcune persone caddero in depressione e si verificò anche un suicidio".
Nel salire a bordo del treno, la delegazione di esuli ritrova oggetti e immagini che li riportano indietro nel tempo. Una pentola di latta che serviva a preparare delle magre minestre e una vecchia coperta di lana bastano a far riemergere il doloroso ricordo di una precarietà e di un disagio durati anni e in diversi si commuovono. "I miei genitori – spiega Silva De Castro – mi hanno inculcato come regola di vita quella di guardare sempre avanti, e a quell’insegnamento sono rimasta fedele. La consapevolezza di essere persone per bene ci ha dato la forza di credere che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla e oggi sicuramente per la nostra comunità è un giorno importante".
A presenziare alla cerimonia, insieme alle autorità locali, anche il viceministro ai trasporti Galeazzo Bignami che ha voluto sottolineare come "la vicenda delle vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, dei fiumani e dei dalmati sia stata per lungo tempo colpevolmente relegata nel dimenticatoio". Una pagina di storia che nell’immediato dopoguerra toccò da vicino anche la nostra città. "Spezia – sottolinea il sindaco Pierluigi Peracchini – anche in quel particolare frangente seppe dimostrarsi una realtà generosa e accogliente. Furono circa quattromila gli esuli ospitati sul nostro territorio, anche grazie a un importante contributo della Marina. La città fu solidale, come seppe esserlo con gli ebrei scampati ai campi di sterminio che partirono verso la terra promessa dal nostro porto. Gli spezzini hanno un cuore grande, e questo particolare dna va tramandato anche alle nuove generazioni". Ed erano davvero tanti i ragazzi delle scuole ieri mattina in visita al Treno del Ricordo, accompagnati dai loro insegnanti per una lezione diversa dl solito ma non per questo meno significativa. "I miei studenti – racconta Simona Surace, docente di discipline artistiche al liceo Cardarelli – hanno riflettuto artisticamente su un tema così complesso, producendo degli splendidi elaborati. Queste occasioni sono preziosissime per arricchire il loro bagaglio culturale e farli diventare dei cittadini più consapevoli. Senza una conoscenza profonda della Storia e del nostro passato non si può guardare al futuro con la giusta prospettiva".
Vimal Carlo Gabbiani