Vezzano (La Spezia), 15 settembre 2024 – Sono trascorsi 59 anni. Certo ne è passata di acqua sotto i ponti. E su com’era la sagra una volta e su come è adesso di potrebbe scrivere un libro.
Qualcosa è cambiato, effettivamente. Prima di tutto, il numero dei rioni coinvolti, ridotto rispetto al passato: ma che siano quattro, cinque o dieci, la festa si fa perché la gente, sia pure con fatica, mantiene viva, con assoluta dedizione, la fiamma della tradizione. La mantiene la Pro Loco, che organizza l’evento con la collaborazione del Comune: sono loro che si occupano della promozione e curano i dettagli, anche se importante è anche l’apporto delle associazioni che sono sempre presenti, così come quello di forze dell’ordine e volontari.
La pigiatura dell’uva, che si svolgerà oggi alle 17, è sicuramente l’appuntamento più emozionante della sfida. Un appuntamento che appassiona tutti, vero e proprio cuore pulsante della sagra. Già, sagra. Ma non si è sempre chiamata così. Lo ricorda Giuliano Del Bello, presidente della banda Puccini. Quando tutto iniziò, grazie a un’idea di Argante Musso, si chiamava ‘festa’, solo dopo diventò sagra. Praticamente nacque sulla scia della festa del vino che si svolgeva a Riomaggiore, ma Vezzano la rese più grande. “L’idea fu di Musso – racconta – e la proposta fu avanzata negli anni Cinquanta, quando lui era presidente della banda e membro della Pro Loco. All’inizio si svolgeva solo la domenica, poi, con il complesso con il quale suonavo, ebbi l’idea di aggiungere un evento musicale, e fu introdotto l’appuntamento con il ballo al sabato sera.
Le ’majorettes’ e abitanti vestiti con abiti tradizionali il giorno prima della sagra sfilavano lungo via Chiodo per promuovere la festa. Festa che all’inizio si svolgeva la quarta domenica di settembre, poi fu anticipata per evitare l’accavallamento con San Michele, patrono di Bottagna”. Qualche lettore potrebbe chiedersi cosa c’entri Sarciara, che è fuori dalle ‘mura’ del capoluogo, eppure ci fu un simpatico tentativo di ‘intromissione’ qualche decennio fa. Un’idea, rimasta tale, di realizzare un rione ‘Sarciara’ che si potesse unire agli altri. Ma la festa era e doveva rimanere propria del paese collinare, con i suoi rioni.
“Da Sarciara era tradizione che la domenica si salisse a piedi con le famiglie, si percorreva tutta via della Stazione – racconta Tiziano Marchini, ex amministratore –, poi ci univamo alle associazioni, a quella sportiva del calcio e alla Pubblica assistenza, e si dava una mano”. Sono bellissime, in gamba e sorridenti, Bruna Bonatti e Adriana Baldini, due anziane amiche del borgo, e ricordano di quando, ragazzine, partecipavano alla sagra. “Io preparavo la torta di riso e la crostata – racconta Bruna – poi ballavamo al castello, con mia sorella e con le mie amiche. Allora venivano su i giovani da San Venerio a cercarsi la fidanzata a Vezzano. Ora mi fa male il ginocchio, non è che faccio più tanto, quello che posso”. La mamma di Adriana nel Borgo filava la lana e faceva le calze, quelle spesse un dito che ancora si usano per la mise contadina.
E sono anni che anche i volontari della Pubblica assistenza partecipano alla sagra. “Siamo sempre presenti – raccontano il presidente Paolo Maregatti e il portavoce Federico Guidi – sia con il punto di ristoro sia con i mezzi per il soccorso e il volontariato, e cerchiamo anche di portare a casa qualche introito che ci serve per le nostre attività”.
Per Nadia Ferdeghini presidentessa della pro Loco il lavoro è incessante, soprattutto per sbrigare pratiche burocratiche. “Deve filare tutto liscio, tutto deve essere preciso e puntuale – racconta –, ma è un grande orgoglio soprattutto che la festa abbia meritato l’attestato di evento autentico”. E anche il sindaco di Vezzano Massimo Bertoni ha voluto esprimere con un comunicato ufficiale un ringraziamento a tutti quanti hanno contribuito alla realizzazione di questa cinquantanovesima edizione: “Un evento storico e importante per tutti noi. Vi invitiamo a partecipare numerosi”.
Cristina Guala