Poggio Scafa vede ancora le acque del fiume Magra

Una ventina i residenti di Fiumaretta rimasti ’scoperti’. "Siamo in pericolo" .

Poggio Scafa vede ancora  le acque del fiume Magra

Poggio Scafa vede ancora le acque del fiume Magra

Sono rimasti soli a guardare il fiume. Mentre in tutte le altre zone della foce del Magra la visuale sul grande amico-nemico è ormai oscurata da una fitta rete di argini c’è ancora chi, al contrario, lo vede scorrere e qualche volte anche pericolosamente salire a ridosso dei livelli di guardia. Se la cinta muraria iniziata dopo l’alluvione del 2000 è ormai in dirittura d’arrivo dopo 23 anni spesi tra argini bassi e alti, ritocchi e modifiche, c’è ancora una zona nel Comune di Ameglia rimasta in balia degli eventi. L’area di via Poggio Scafa al di sotto del ponte della Colombiera nella frazione di Fiumaretta è infatti l’unico ’buco’ ancora aperto in una fitta rete di protezione alzata contro l’esondazione del Magra. Progetti e idee sono passate nel tempo ma non si sono mai fermati da questi parti. Qualche mese fa il sindaco amegliese, Umberto Galazzo, ha scritto alla Regione Liguria per riprendere il dialogo sulle soluzioni da adottare ma la risposta non è mai arrivata. Una ventina di residenti abita la zona, tra questi Gervasio Benelli, figura storica del gruppo comunale della Protezione civile. Uno che, con la sua casa allagata, toglieva acqua e fango da quelle dei paesani. "Sono andato sott’acqua – ricorda Gervasio Benelli – ben quattro volte dal 2009 al 2011 senza dimenticare la prima nel 2000. Un anno ho misurato un metro e mezzo di acqua e fango al piano terra quindi praticamente ho buttato via tutto. A un certo punto mi sono stancato di rifare il pavimento e acquistare i mobili nuovi. Dopo aver speso una fortuna soltanto per ricomprare le camere e la cucina mi sono chiesto se ne valesse la pena e allora ho smesso". Per difendere la zona sono stati redatti due progetti: l’autoprotezione ovvero una sorta di argini ’ad personam’ oppure lo spostamento dell’argine, che attualmente è la Provinciale. Quindi avanzando di fronte alle case. "Non si sa più nulla – continua Gervasio Benelli – se mi danno il permesso me lo costruisco da solo un argine. C’è una cosa che mi disturba e mi fa ribollire di rabbia. Perché dalle altre parti sono stati alzati gli argini e da noi no? Perchè abbiamo costruito in alveo 60 anni fa? Qualcosa bisogna pur fare perchè adesso siamo in pericolo, ancora più di prima. "Se un giorno il fiume – conclude Benelli – decidesse malauguratamente di rifarsi vivo avrebbe come unica valvola di sfogo la nostra zona quindi entrerebbe con una forza spaventosa. Mi auguro non accada mai".

Massimo Merluzzi