di Massimo Benedetti
Il nome della ditta, mutuato dalla lingua inglese che ricorda un gruppo pop rock australiano degli anni ’80, è esemplare: ’Man at work’, cioè ’Uomo al lavoro’. Peccato, però, che per molti di quegli uomini il lavoro fosse soltanto sulla carta. Questo almeno è quanto emerso dalle indagini effettuate dalla guardia di finanza della Spezia, coordinate dal procuratore capo Antonio Patrono. Quei contratti di lavoro sarebbero falsi, creati con il solo obiettivo di ottenere il permesso di soggiorno e in alcuni casi anche il reddito di cittadinanza. Procurati da un’associazione a delinquere che, dotatasi anche di una veste imprenditoriale, sarebbe stata dedita a favorire illegalmente l’ingresso o la permanenza nel territorio nazionale di soggetti extracomunitari privi della cittadinanza o del titolo di residenza permanente.
Per questo ieri mattina, alle prime luci dell’alba, cinquanta finanzieri del comando provinciale della Spezia, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di cinque persone, quattro uomini e una donna, emessa dal giudice per le indagini preliminari Mario De Bellis.
Due di loro si trovano agli arresti domiciliari, si tratta di Emidio Rebizzo di Sesta Godano e Antonio Benedetto della Spezia, amministratore di diritto e di fatto della società ’Man at work’ operante nel settore della meccanica con sede a Sesta Godano. Le altre tre persone, un uomo e una donna nigeriani ed un gambiano, sono stati invece sottoposti all’obbligo di presentazione all’autorità.
E’ la conclusione di un’indagine condotta dal nucleo di polizia economico finanziaria della guardia di finanza della Spezia, guidata dal tenente colonnello Domenico Giovannacci, inizialmente intrapresa nel mondo del sommerso d’azienda e del lavoro irregolare. In tale contesto, è stata individuata una ditta con sede dichiarata a Sesta Godano, operante nel settore della cantieristica navale, la cui posizione fiscale presentava elementi di anomalia ed indici di pericolosità fiscale ritenuti meritevoli di ulteriori approfondimenti investigativi.
Le successive indagini hanno consentito di svelare l’esistenza di una vera e propria organizzazione criminosa, strutturata, collaudata e con una precisa ripartizione di compiti tra i suoi componenti, finalizzata al favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina, anche mediante la commissione di reati tributari e contro la fede pubblica. In particolare, secondo l’accusa, i due promotori Emidio Rebizzo e Antonio Benedetto si sarebbero avvalsi della collaborazione di tre stranieri che, intercettate le esigenze e le aspirazioni di numerosi extracomunitari per il rilascio di permessi di soggiorno o il rinnovo di quelli in scadenza, avrebbero prospettato loro la stipula di contratti di lavoro fittizi con l’azienda e l’elaborazione di buste paga e certificazioni uniche del reddito altrettanto fasulle, creando in modo artefatto i presupposti necessari per il conseguimento del titolo e prestando allo straniero l’assistenza lungo l’intero iter amministrativo.
Ovviamente questo aveva un costo, con ’tariffe’ predeterminate o in contanti o mediante ricariche su carte postepay nella disponibilità degli indagati.
Per far capire la portata dell’indagine, effettuata anche con l’ausilio delle intercettazioni telefoniche, basti dire che l’ordinanza che contiene le misure cautelari per i cinque indagati è di duecento pagine.
Sarebbero ben 252 i soggetti extracomunitari che si sono avvalsi dei servizi offerti dal sodalizio per conseguire il titolo di soggiorno in violazione delle disposizioni contro l’ immigrazioni clandestine di cui al decreto legislativo n. 28698. È stato anche possibile accertare come 143 dei soggetti individuati avessero poi prodotto istanze finalizzate alla percezione, indebita, di misure di sostegno quali il reddito di emergenza o il reddito di cittadinanza, contributi economici per la cui erogazione costituiscono requisiti imprescindibili la residenza nel territorio italiano e il possesso di regolare permesso di soggiorno. Per i quali sarebbero già stati erogati circa 600 mila euro.
La guardia di finanza effettuerà adesso specifiche segnalazioni alle questure e all’Inps per l’adozione dei conseguenti provvedimenti di competenza. L’attività di servizio condotta dalla guardia di finanza della Spezia s’inserisce nel quadro delle rinnovate linee strategiche dell’azione del corpo volte a rafforzare, all’insegna della trasversalità ed integrando efficacemente le funzioni di polizia economico-finanziaria con le indagini di polizia giudiziaria, l’azione di contrasto ai contesti illeciti. Emidio Rebizzo e Antonio Benedetto, difesi entrambi dall’avvocato di fiducia Maurizio Marrucchi, saranno ascoltati nei prossimi giorni nell’interrogatorio di garanzia dal gip De Bellis.
Ed in merito all’operazione, il prefetto Maria Luisa Inversini ha voluto esprimere le proprie congratulazioni agli autori dell’operazione: "Non c’è integrazione senza legalità: questa è la strada maestra per affrontare il drammatico problema dell’immigrazione, sulla quale tutte le Istituzioni sono impegnate a fondo. Gli stranieri vanno accompagnati nel percorso di integrazione, tutelati e difesi da ogni forma di speculazione e di sfruttamento, ma le regole vanno rispettate. Non sono ammessi sconti a favore di nessuno, senza distinzione di cittadinanza".