La Spezia, 21 novembre 2022 - Un calvario da 204mila più interessi. Il primo è stato sofferto da un’anziana spezzina per effetto delle complicazioni successive a un’operazione all’anca, con inserimento di una protesi. La somma è quella riconosciuta alle figlie che, quali eredi, alla morte della mamma, hanno citato l’Asl 5 per danni, assistiti dall’avvocato Mattia Biso. L’inizio dello storia risale al 23 gennaio del 2015, il giorno dell’intervento di artroprotesi all’anca eseguito all’ospedale San Bartolomeo di Sarzana un’anziana di 85 anni con l’aspettativa della stessa di superare le difficoltà a camminare indotte dai dolori legati alla maturata malformazione all’articolazione ossea. Non solo il sogno si infranse ma da quel momento iniziò il calvario: altre operazioni chirurgiche anche all’ospedale Sant’Andrea della Spezia nel tentativo, rivelatosi vano, di restituire la donna alla deambulazione. Ciò con l’aggravante della genesi di un’infezione. Sulla genesi della stessa ha indagato il collegio peritale nominato dal tribunale nella fase dell’accertamento tecnico preventivo che ha preceduto l’instaurarsi della causa vera e propria." L’infezione, probabilmente non vera e propria infezione della protesi ma comunque del sito chirurgico, è derivata dalla necessità di reintervenire su precedenti carenti prestazioni ortopediche, con esposizione ripetuta dei tessuti all’attacco di germi nosocomiali, che hanno trovato un fertile pabulum nella sofferenza tissutale ed in una carente gestione dell’antibioticoterapia profilattica perioperatoria e post operatoria" così argomentano i periti certificando la cronicizzazione dell’infezione stessa e quindi dolori e cure per alleviarli. Accadde fino al 3 aprile del 2020, giorno in cui l’anziana spirò. Data l’età non è sostenibile che l’infezione sia da porsi in relazione di nesso diretto con il decesso. Ma sicuramente non poco la stessa ha pesato non poco negli ultimi anni, tribolati, dell’esistenza della signora, rimasta allettata, amorevolmente accudita dai familiari
L’Asl 5 aveva fatto muro alle istanze di composizione bonaria della vertenza per colpa medica anche quando l’anziana era in vità. Il braccio di ferro è così proseguito alla sua morta, con l’entrata nella scena processuale delle figlie, assistite dall’avvocato Mattia Biso. Le sue argomentazioni hanno fatto centro all’esito dell’istruttoria che ha portato il giudice Gabriele Romano a condannare l’Asl al risarcimento degli eredi per i danni non patrimoniali sofferti dalla de cuius quantificati in 204.191 euro oltre interessi dalla data dell’intervento maldestro; l’Asl 5 è stata anche condannata al pagamento delle spese di lite liquidate in 3.300 euro in relazione all’accertamento tecnico preventivo, in 3.645 per gli onorati ad esso connessi e in 6000 euro per gli onorari relativi all’instaurazione della causa. Un conto proiettato ad un pagamento finale sull’ordine dei 230mila euro.