Tre divise rosse se ne stanno inginocchiate all’angolo di uno dei portici più belli della città. Davanti a loro, c’è un uomo seduto. Se ne sta avvolto, gambe incrociate, nel suo sacco a pelo sorseggiando un the caldo mentre parla con loro. Tutt’intorno, le luminarie cittadine e quelle di un noto ristorante. Il sottofondo delle confidenze di Aurel (nome di fantasia, come tutti quelli a seguire) ai tre volontari è scandito dai rintocchi delle campane della chiesa vicina, che precedono l’inizio della Santa Messa. È la notte di Natale infatti, e noi abbiamo deciso di trascorrerla seguendo i volontari dell’Unità di Strada della Croce Rossa di Spezia impegnati, come ogni settimana, nel loro turno serale per dare conforto e assistenza a tutte le persone senza dimora che abitano il nostro territorio. È la notte di Natale, l’incontro tutto umano che avviene, sul margine nascosto di una strada, tra i volontari e Aurel ha tutta la sacralità di una preghiera; anche se laica. Il percorso ha inizio alle 20 circa e i volontari prendono subito il proprio posto a bordo dei due mezzi di Croce Rossa, per iniziare il giro di tutti i quartieri spezzini. Il profumo del pane, delle focacce e dei panettoni, che alcuni panifici e pasticcerie della Spezia da anni donano all’Unità di Strada per offrirli alle persone assistite, pervade l’abitacolo del Doblò che, seguito dalla Panda, attraversa veloce le strade della città. Gli incontri, tanti nel corso della notte, iniziano in periferia. Tra questi, c’è quello con Bogdan. Sul ciglio della carreggiata, uno dei volontari si sporge dal guardrail: "Croce Rossa, Croce Rossa!" dice ad alta voce in direzione del buio. Di tutta risposta, dei passi si fanno strada tra l’incolta vegetazione, Bogdan subito ci saluta con un sorriso: "Buon Natale, ragazzi. Vi aspettavo". I volontari si fermano a parlare con lui per poi portare thè caldo, cibo e coperte anche per i suoi compagni. Il medico invece si informa sulle loro condizioni di salute e necessità sanitarie. Salutato Bogdan la direzione è verso la città per incontrare altri amici. Amici, sì, perché per i volontari dell’unità di strada, pasti, bevande, abiti e coperte sono anche il pretesto per instaurare una relazione di amicizia e, dunque, di possibile aiuto per ogni persona in vulnerabilità estrema. Amici, sì, perché è proprio come quello tra amici veri il saluto che rivolge Fausto ai volontari quando lo incontriamo nel suo angolo di mondo che tiene curato come una cameretta ordinata e pulita, con coperte, zaino e scarponi allineati perfettamente in ordine. Inizia una chiaccherata che va a colmare i mesi in cui è stato fuori città e ora, rientrato ha voglia di raccontare di sé. Thè caldo e allegria rischiarano questa notte di Vigilia e poi il saluto che è un arrivederci.
Di lì a poco ci viene incontro Liam. Vendeva fiori per strada, ricorda di aver vissuto in mezzo alla neve per buona parte della sua vita, ma accetta di buon grado la raccomandazione del medico di tenere la sciarpa avvolta intorno al collo "Va bene, anche se ho vissuto sempre con le neve sulla faccia, faccio come dici tu". Dall’angolo di un porticato arriva il canto di una musica nota. E’ inconfondibile: "Tu scendi dalle stelle". Passano così, la notte di Natale, Sara stretta al suo vecchio amico a quattro zampe; insieme rannicchiati nelle coperte tra le colonne e con la radiolina accesa: è la loro Vigilia. Sara ci racconta che le piacciono questi canti e d’istinto alza il volume per farli ascoltare anche ai volontari accovacciati intorno a lei. Non vuole nulla da mangiare, anzi è lei che vorrebbe offrire alle squadra i biscotti che qualche passante le ha regalato. E’ disarmante la spontaneità e la bellezza di questa scena; lei che materialmente non ha nulla, è pronta a dare il suo tutto. Ma forse è proprio in questo che sta la vera ricchezza.