Madre e neonato morti, nessuna colpa. I medici scagionati consulente del pm

Un’imprevedibile e letale complicazione della gravidanza

Nemmeno i medici specialisti del Gaslini sono riusciti al salvare il piccolo

Nemmeno i medici specialisti del Gaslini sono riusciti al salvare il piccolo

La Spezia, 25 maggio 2017 - MAMMA e neonato morirono cinque giorni uno dall’altra, la prima in conseguenza di una imprevedibile complicanza sorta durante la gravidanza - che va sotto il nome di preeclampsia-eclampsia, in pratica un’emorragia interna - il secondo in conseguenza della nascita avvenuta con la madre in arresto cardiaco e in stato di coma, con compromissione delle funzioni vitali.

Accadde lo scorso febbraio, innescando l’inchiesta della procura nei confronti dei dottori che seguirono la donna in gravidanza e durante i ricoveri in ospedale: il ginecologo Giancarlo Ciuffi, il primario del reparto di ginecologia Giuseppe Nucera, il ginecologo che firmò le dimissioni dopo un primo ricovero Massimiliano Monti, rispettivamente assistiti dagli avvocati Mirco Rivosecchi, Andrea Corradino, Riccardo Balatri. Ebbene, nei giorni scorsi è stata depositata la perizia medico legale dell’anatomopatologa Susanna Gamba che eseguì l’autopsia sulla donna. Risultato: secondo la consulente della procura il decesso della mamma non è da porsi in relazione di nesso causale o concausale con i trattamenti medici che le furono praticati, sia durante la gravidanza che durante i ricoveri ospedalieri.

Si dissolve così l’ombra che si era allungata sui sanitari per effetto dell’inchiesta. Nessuna colpa appare contestabile a loro. Sia a fronte delle azioni poste in essere dopo una prima anemia palesata dalla donna già nell’agosto del 2016 sia durante il ricovero protrattosi dal 20 al 28 gennaio, la cui dimissione fu conseguenza dei soddisfacenti valori di emoglobina raggiunti e comunque avvenne con idonee prescrizioni. Il malore colpì la donna nella sua abitazione, il primo febbraio scorso, e la conseguente caduta nel bagno (che aveva chiuso a chiave con inevitabili ritardi nei soccorsi) fu conseguenza della complicanza improvvisa - l’emorragia interna - che assunse un decorso iperacuto.

«Tale complicanza -spiega il medico legale - è nota in linea generale ma non è prevedibile nel suo manifestarsi, ne prevenibile, specialmente quando l’insorgenza è tardiva, non accompagnata o preceduta da sintomi o se essi sono vaghi e aspecifici». Come la cefalea palesata il giorno prima del ricovero. Durante questo, secondo la dottoressa Gamba, il trattamento è stato adeguato, sia quello chirurgico (il parto cesareo) sia quello farmacologico. Ma non fu sufficiente a fronteggiare l’emorragia «punto bulbare» che si è rivelata «invariabilmente mortale» per l’interessamento dei centri vasomotori, cardiaci e respiratori. Si tratta delle stesse conclusione a cui è giunto il medico legale nominato dagli indagati, il dottor Roberto Marruzzo.

Corrado Ricci