
Alessandro Maggi
La Spezia, 6 maggio 2020 – Alessandro Maggi ha trentuno anni di carriera artistica alle spalle. Prima attore, poi assistente alla regia e regista. Dal 2017 è membro della Commissione tecnico-scientifica del Teatro Civico della Spezia e dalla scorsa Stagione nel Comitato di indirizzo del Teatro degli Impavidi di Sarzana.
Dove si trova e cosa sta facendo in questo periodo?
“Sono a Bologna, a casa, dove di solito non mi fermo mai, perché perennemente in giro per spettacoli, formazione e regie. Continuo a progettare e pensare, e soprattutto osservo cosa sta accadendo. Le parole che gli addetti ai lavori spendono, sono tantissime. C'è chi si limita a esprimere infelicità, chi rivendica gli ammortizzatori sociali, chi parla di crisi occupazionale, chi proclama l'essenza più pura e sublime dell'arte”.
Come vede l'operato del Governo?
“Non è stata annunciata alcuna soluzione. Non vi sono date possibili per le riaperture e non viene trattata né la forma e neanche i modi. La riflessione generale è che il teatro esista e nonostante il silenzio praticamente totale delle istituzioni, di questo mondo facciano parte non solo attori e registi, ma tutte le figure professionali che orbitano attorno a loro”.
Che soluzione sta studiando?
“È il momento della pazienza, senza smettere di riflettere sulle possibilità. Si viaggia sul ramo delle ipotesi e fino a quando non verrà fuori un indirizzo preciso, il nostro dovere è continuare a lavorare e immaginare, tenendo conto dei distanziamenti sociali”.
E per il Teatro Civico?
“È una struttura con tanti posti, oltre 800. Sappiamo che, per un periodo ancora indeterminato, non potrà essere... esaurito. Peccato, avevamo già organizzato la prossima Stagione di Prosa. Finora ha sempre funzionato e per questo discutiamo per cercare di 'intuire' e prevedere quali potranno essere le normative. Intanto partiamo da un dato concreto: la legge ci impone la chiusura. Si può andare in due direzioni: verso la normalità, in cui la missione principale è mantenere uno sguardo sul mondo teatrale, o puntare lo sguardo sul pubblico”.
Quali sono le ipotesi?
“La più probabile nasce da una considerazione: che gli spazi, le persone e i luoghi debbano vivere anche in questi momenti. La tendenza generale sarà quella di una riapertura graduale, con tutte le precauzioni. La fruizione può essere un problema secondo i criteri del passato, non puoi sistemare già da settembre 800 persone in quegli ambienti. Eppure la situazione del Civico è la stessa di alcuni dei più importanti teatri storici italiani. Lo stesso Roberto Andò, direttore del Teatro di Napoli, ha affermato che seppur per 100 spettatori, si debba aprire. Lo condivido”.
Anche al Civico uno spettacolo solo per 100 persone?
“Discuteremo sulle ipotesi, ma tutto quello che sarà percorribile in un senso legislativamente corretto, sarà fatto, o quantomeno si tenterà. Anche con quei numeri. La volontà di un teatrante non può che essere quella di fare teatro, non può non ambire a che si faccia tutto il possibile, ovviamente senza rischiare la salute di nessuno. Valuteremo insieme alla commissione e con l'amministrazione comunale”.
La soluzione passa anche dalla riduzione dei cachet delle compagnie?
“Gli ingaggi saranno costretti a calare, ma inevitabilmente scenderanno anche le carature quantitative, non qualitative, degli spettacoli. È evidente che in una situazione di distanziamento, se si vuole riaprire, è auspicabile che si facciano monologhi o spettacoli a due attori, invece che coinvolgerne venti. In questo caso, inevitabilmente, tutta la parte del cachet attoriale scenderà di conseguenza, ma se questo è un modo per riaprire è meglio avere dieci monologhi con un attore, che una sola rappresentazione con dieci attori. E in questo modo avrai dieci spettacoli, da addirittura dieci produzioni, che impiegano lo stesso numero di interpreti, con la differenza tra qualità scadente e superiore”.
Ha qualche altra idea per il teatro spezzino?
“Utilizzare altri ingressi per accedere ai vari settori e 'occupare' quegli spazi finora inutilizzati, questa è la sfida. Ciò porterebbe a vere innovazioni: lo stesso spazio, ma concepito diversamente, permetterebbe la fruizione di nuovi spettacoli, magari nuove forme di spettacolo, fino a quando non verrà recuperata la possibilità di fruire delle rappresentazioni di vecchia generazione”.
E il futuro dopo l'emergenza Covid-19?
“Da questa sciagura sta nascendo una nuova consapevolezza. I greci ce lo hanno insegnato magnificamente ed è questo che spero possa veramente rivivere, sempre col ricordo ben chiaro di quanto sia successo”.
E le compagnie cosa pensano del teatro spezzino?
“Abbiamo sempre riscontrato un grande desiderio, da parte loro, di venire alla Spezia. Le persone del teatro che sono passate per il Golfo dei Poeti hanno soltanto ricordi positivi. Ad esempio, lo stesso Alessandro Preziosi, che sento spesso perché siamo grandi amici ('Van Gogh – L'odore assordante del bianco', con la regia di Maggi, fu allestito proprio al Civico, ndr), ogni volta, quando apre la telefonata, mi chiede: 'Sei a Spezia?'. Ormai mi ha 'catalogato' come un residente – sorride Maggi - , davvero uno spezzino d'adozione. Io mi sento molto legato alla città e in particolare alle persone del teatro, con le quali ho un rapporto particolare”.
È rimasto in contatto, oltre che con Matteo Taranto e Roberto Di Maio (colleghi della commissione) con gli addetti alla biglietteria, gli amici Gianni e Franco?
“Mi raccontano, così come pure le persone degli uffici in smart working, che ricevono numerose telefonate da parte degli spettatori e non solo per avere informazioni sui rimborsi dei biglietti o sugli spettacoli rinviati, ma semplicemente per manifestare la vicinanza. La gente esprime il proprio dispiacere, dimostrando un interesse vivo per la cultura teatrale. Molti teatri hanno reso pubbliche le richieste per le restituzioni delle quote di abbonamento, motivandole con la gravità del momento. Per quanto ci riguarda non lo abbiamo fatto, anche per rispetto dello spettatore, pur considerando quanto saltato nella programmazione. Questa è passione autentica”.
La vostra attività prosegue?
“C'è un filo diretto e costante con i membri della commissione e con il personale dell'amministrazione comunale. Stiamo pensando a tutti gli scenari possibili e quando ci sarà una occasione anche minima di far rivivere questi spazi, lo faremo in qualche modo. Appena l'amministrazione darà un segnale, noi dovremo cogliere al meglio. Ci stiamo già preparando con tantissime ipotesi, che stiamo studiando, entro il recinto di tutto quello che sarà permesso, valutato da chi sarà chiamato a realizzarlo. L'ultima cosa che ci siamo dimenticati, in questo periodo tremendo, è il pubblico del Teatro Civico, il vero punto di riferimento del nostro essere essenziale”.
Marco Magi