
A 77 anni è stata convocata nell’aula protetta del tribunale per permettere al giudice di assumere, con valore di prova, le sue dichiarazioni su fatti pregressi di maltrattamenti ad opera della figlia di mezza età. L’anziana non si è limitata a confermare - quanto già riferito ai carabinieri - di essere stata bersaglio di ingiurie, minacce e botte. Ma ha raccontato di una nuova recente offensiva della figlia, in violazione dell’obbligo di avvicinamento che era stato disposto dal gip a tutela dell’anziana, per la sua incolumità. Sullo sfondo ci sono le tribolazioni della malattia sofferta dal marito e il recente decesso dell’uomo. Una storia di dolore e tensioni familiari sulle quali si sarebbe innestata la violenza della figlia, in un crescendo di manifestazioni di odio, disprezzo e minacce che hanno indotto la procura ad alzare il livello di tutela dell’anziana. La richiesta formalizzata ieri al giudice delle indagini preliminari è quella di sottoporre la figlia – indagata per maltrattamenti e lesioni – alla misura cautelare degli arresti domiciliari. La situazione è in via di evoluzione. I fatti al centro delle indagini abbracciano un ampio spettro temporale e hanno come teatro un paese della Val di Vara. Nulla trapela sull’identità dell’indagata. Questione di privacy a tutela della parte offesa altrimenti riconoscibile.
Agli atti ci sono le ricostruzioni dell’anziana e i referti medici che certificano le lesioni subite: in due occasioni, con ferite giudicate guaribili in 5 giorni. In una costanza, quando il padre era ancora in vita, istigando lo stesso - malato di Alzheimer - ad agire. Le aggressioni più vecchie erano maturate in parallelo ai rilievi mossi dalla figlia nei confronti dell’anziana di umiliare il genitore, di non trattarlo con le premure che meritava. La mamma nega di aver sottovalutato la malattia del congiunto e sostiene di essersi sempre adoperata per il bene del marito, accompagnandolo nella dipartita. Nella sua mente risuonano ora, oltre alle offese, le promesse: "Un giorno pagherai tutto".
Il rischio di una possibile degenerazione delle tensioni familiari è alla base dell’iniziativa assunta dalla procura che ha chiesto la misura degli arresti domiciliari nei confronti dell’indagata, vicina di casa della parte offesa.
Corrado Ricci