
Da sinistra, Mauro Borfiga, Andrea Aimini e Massimo Terenziani
San Terenzo (La Spezia), – La solidarietà ha il volto e il cuore di Mauro Borfiga, Andrea Aimini e Massimo Terenziani. Loro sono i primi tre soccorritori che si sono prodigati per strappare alla morte il ragazzino di 17 anni, di origine marocchine, sparito dalla superficie del mare di San Terenzo dove nuotava spensierato insieme ad alcuni amici. Sono stati questi ultimi, non vedendolo più, a dare l’allarme. "Sta annegando, aiuto..." è stato l’urlo agghiacciante che, attorno alle 17 di domenica scorsa, ha raggelato le decine di bagnanti che popolavano la spiaggia e la scogliera del borgo marinaio. Mauro Borfiga, 49 anni, dipendente di La Spezia Container Terminal e Andrea Aimini, 48 anni, assistente coordinatore della Polizia di Stato in servizio al Centro nautico e sommozzatori del Pezzino si trovavano nei pressi del pontiletto in ’asse’ con la diga foranea.
Il ragazzo era sparito dallo specchio di mare attiguo, poco distante da una boa che aveva tentato invano di raggiungere per trattenersi. Massimo Terenziani, 49 anni, direttore tecnico della società Metodo che si occupa di Informatica, era sulla spiaggia. Tutti e tre hanno agito d’istinto: sono rimasti con gli slip e si sono catapultati nel soccorso, un soccorso alla cieca. "Non avevamo visto il ragazzino annaspare; c’erano solo gli amici ad indicare la boa come luogo della sparizione, avvenuta poco prima. Io e Andrea, più vicini al punto della sparizione, siamo arrivati in una manciata di secondi. Ci siamo divisi ad ispezionare il fondo, a quattro metri di profondità. Ho avuto fortuna: ho subito localizzato il ragazzo sul fondo. Fluttuava, privo di sensi. Lo abbiamo abbracciato e abbiamo cercato di portarlo in superficie. Non è stato facile. Era come un corpo morto. La fortuna è stato l’arrivo a nuoto dell’altro soccorritore, partito dalla spiaggia. E’ stato un fulmine...".
Era Massimo Terenziani, un atleta di lungo corso. "Mi sono adoperato a dare sostegno al ragazzo; abbiamo cercato di fargli rilasciare l’acqua che aveva in bocca; ho cercato di praticare la respirazione bocca a bocca. Quel ragazzo poteva essere mio figlio..." dice Massimo ricostruendo quei momenti concitati, intrisi di perizia marinara e di valori. I primi di una lunga catena dei soccorsi nei quali sono stati mobilitati altri eroi per caso; è avvenuto sulla spiaggia, dove il giovane è stato adagiato: una poliziotta fuori servizio, due medici in vacanza che hanno poi ceduto il passo ai soccorritori istituzionali del 118, ai militi Pubblica assistenza di Lerici, tutti impegnati - con i Carabinieri e gli operatori della Guardia Costiera a fare da cordone protettivo - nell’alternanza delle azioni, nelle manovre rianimatorie fino a quanto il cuore si è rimesso in moto, dopo oltre un’ora di silenzio, aprendo le menti alla speranza, dando il la al trasferimento nel reperto di rianimazione del Sant’Andrea, dove il ragazzo ora continua a lottare per la vita.