L’oratorio, uno scrigno. Tornano a splendere la Madonna Addolorata e il martirio di S. Pietro

Francesca Gatti ha restituito luce e colori originari alle due opere. Un lavoro affiancato da una ricerca archivistica sulla loro storia.

L’oratorio, uno scrigno. Tornano a splendere la Madonna Addolorata e il martirio di S. Pietro

L’oratorio, uno scrigno. Tornano a splendere la Madonna Addolorata e il martirio di S. Pietro

Francesca Gatti di Tabula Picta è la restauratrice che, con pazienza e dedizione, ha riportato allo splendore originale due dei gioielli custoditi all’interno dell’affascinante oratorio di Santa Croce, a Sarzana: la statua della Madonna Addolorata e il dipinto di San Pietro Da Verona. Un luogo suggestivo, scelto non di rado per iniziative artistiche e musicali. Una patina bruna aveva reso nel tempo il dipinto di San Pietro di difficile lettura e il trascorrere dei secoli aveva affievolito la brillantezza dei colori e delle decorazioni oro delle vesti della Madonna. Il restauro non è stato però solo l’occasione per ritrovare la bellezza originaria delle due opere ma anche per approfondirne la conoscenza e con esse, quella del luogo sacro che le ospita.

"Questi restauri – spiega Francesca Gatti – sono stati anche uno stimolo per riprendere da un punto di vista storico archivistico il discorso dell’oratorio. Un lavoro portato avanti da Barbara Sisti, direttrice del Museo Diocesano di Sarzana, insieme ad Andrea Moruzzo, collaboratore del museo". Grazie al lavoro di ricerca sui documenti della Confraternita dell’oratorio sono emersi molti dettagli interessanti, come il nome dell’artista: Francesco Antonio Milani, al quale nel 1713 venne commissionata la Madonna, oltre ad altre informazioni utili per ricostruire la storia di questa scultura realizzata in legno di rovere di ottima qualità e poi decorata. Dopo circa 50 anni, della Madonna è stata realizzata una copia in cartapesta, si pensa per condurla più agevolmente in processione, ritrovata alcuni anni fa nelle soffitte notevolmente deteriorata. "Adesso – spiega la restauratri ce – gli sforzi si concentreranno più sul dipinto di San Pietro Da Verona, il quale, pare sia stato realizzato a cavallo tra 1600 e 1700 ed essere frutto della mano di Giambattista Fiasella, nipote di Domenico Fiasella". A volte, come racconta Francesca Gatti si perde di vista l’importanza delle opere di conservazione e di restauro del patrimonio ma eventi come questi riportano la loro importanza sotto la giusta luce.

"Credo che sia stato un restauro esemplare perché ha visto coinvolte istituzioni diverse: la Soprintendenza per l’alta sorveglianza, la restauratrice, gli studiosi che hanno fatto la ricerca d’archivio, focalizzandosi poi sull’importanza della conoscenza e la cura del patrimonio culturale aggiunge – dichiara Rossana Vitiello, funzionario storico dell’arte della Soprintendenza –. Se un bene lo si conosce, lo si ama, lo si tutela e quindi lo si conserva più facilmente per le future generazioni".

Maria Cristina Sabatini