
Lite sullo scudo di Rixi. Lega ultra garantista : "Natale è nostalgico delle purghe di Stalin"
Non si fanno attendere le reazioni al secco no che il segretario e consigliere regionale dem Davide Natale ha manifestato contro la proposta del viceministro leghista Edoardo Rixi di creare uno scudo per i presidenti di regione indagati. Il botta e risposta continua con le parole di una compagna di partito di quest’ultimo, la senatrice e capogruppo in commissione Difesa Stefania Pucciarelli. Che non la tocca piano.
"La nostalgia di Davide Natale per le purghe staliniane – esordisce – è evidente. Il metodo Vyshinsky per epurare i quadri dirigenti trova terreno fertile nel segretario ligure del Pd, funzionario di partito nato e addestrato all’ombra di falce e martello. Se avesse un buon amico gli suggerirebbe di evitare concetti fuori dal tempo e dal buonsenso". E cita casi illustri. "Lo dicono i precedenti, quelle accuse che hanno bruciato bravi amministratori del Pd condannati alla gogna mediatica e assolti nelle aule di giustizia. Non esiste una sola regione in Italia che non abbia avuto, almeno una volta, un presidente indagato. Alcuni sono stati costretti – anche dal fuoco amico – a deporre le ‘armi’ per fare i conti con una giustizia troppo spesso lenta. I casi eclatanti non mancano. L’ex governatore della Campania, il dem Antonio Bassolino, è stato costretto a 27 processi con 9 assoluzioni e nemmeno una condanna: isolato dalla politica, emarginato dal proprio partito. Vasco Errani, ex governatore della Toscana, assolto dall’accusa di falso ideologico perché il fatto non sussiste, dopo un calvario di 7 anni. In Calabria gli ultimi 5 governatori sono finiti tutti sotto indagine. Cito tra questi Mario Oliverio, assolto a gennaio dall’accusa di corruzione e abuso d’ufficio dopo 3 mesi di arresti domiciliari e costretto a non ricandidarsi su pressione della segreteria romana del ‘suo’ Partito democratico. Non mi dilungo: dal sindaco Uggetti al governatore Pittella la lista è lunga".
E si unisce, così alla voce di Rixi, in nome degli interessi della comunità. "Il conto lo pagano anche i cittadini perché i contraccolpi sull’attività amministrativa ci sono, a lungo o corto raggio. Servono nuove regole sul finanziamento ai partiti e una norma che permetta in ogni caso di garantire la governabilità di una regione, un comune, un ente. In caso di dimissioni di un governatore, per esempio, è assurdo tornare al voto in presenza di una maggioranza solida. Il vicepresidente e la giunta potranno garantire continuità amministrativa fino a scadenza naturale del mandato, conferito dai cittadini che hanno votato. Occorre inoltre intervenire sulle regole del finanziamento ai partiti. La Liguria rischia di costituire un pericoloso precedente, a prescindere dai colori delle regioni. Il segretario Natale-Vyshinsky può mettersi il cuore in pace: in democrazia, le vittorie si conquistano nelle urne, non nelle aule di tribunale e ancor meno con la gogna mediatica".
Chiara Tenca