MARCO MAGI
Cronaca

L’imprenditore Barberis e le origini del bello "Non conta il profitto, le idee vanno amate"

Il genio spezzino delle start up spiega la seduzione di design e digitale. "Sono luoghi frequentati da miliardi di persone. Devono essere attraenti"

di Marco Magi

Creativo, geniale, spezzino. Paolo Barberis sarà uno dei protagonisti di ‘Aspettando i dialoghi sulla bellezza...’, l’iniziativa lanciata da Qn-La Nazione in collaborazione con la Regione Liguria in programma sabato a Montemarcello.

Difficile dare una definizione di bellezza?

"Certo, è soggettivo. Ma avere come elemento fondante e trasversale il compiere azioni con amore, credo risponda al concetto stesso di differenziare il valore di base. Non puntare al profitto, ma alla bellezza del progetto. Spesso ciò significa un progetto che soddisfa le proporzioni e il sentimento, che porta poi alla missione di dare ai luoghi una caratteristica di benessere e conforto".

Si dice che la bellezza abbia un linguaggio universale...

"La bellezza ha molte declinazioni, non è oggettiva, ma ha una caratteristica immutevole che mette in relazione, quindi si rende universale".

E lei come ha iniziato a parlare di bellezza?

"Dada, la nostra prima startup, nacque da uno studio di architettura, è l’acronimo di Design, Architettura, Digitale, Analogico. Combinare arte, tecnologia, cultura all’interno di un’impresa per definizione orientata a un progetto, che dovesse rispondere comunque su un piano economico. Era l’inizio del digitale connesso, della grande rete Internet".

Il linguaggio dell’informatica può trasmettere il bello?

"I luoghi del digitale devono essere il maggior esercizio di bellezza, sono vissuti da miliardi di persone molte ore al giorno. Sono architetture da disegnare estremamente bene, sono i luoghi che ‘frequentiamo’ di più dopo la nostra casa, che condizionano il benessere e orientano la nostra idea di felicità".

Le vostre start up mirano al bello?

"Tutte hanno la caratteristica di tenere il timone orientato all’armonia nel design e alla facilità di utilizzo. Nel caso di app per smartphone, un esempio significativo, è ‘4books’, che tutti possono provare sugli store dal proprio cellulare. Nelle piattaforme web Vino.com, la cui bellezza sta proprio nella scoperta della qualità per chiunque. Se parliamo di luoghi fisici, i progetti ’The Stellar’ a Firenze e ’Pin’ nella Pinetina di Spezia a cui partecipiamo, hanno alla base una ricerca per creare luoghi nuovi e confortevoli".

Da imprenditore di successo, sente un dovere morale verso le future generazioni?

"Nana Bianca nasce proprio per questo, trasferire errori e successi alle nuove ‘ondate’ di imprenditori che vogliano focalizzare sulla rete e il digitale. Affiancare i talenti, agevolarne la crescita, trasferire conoscenza. Abbiamo bisogno di accelerare verso un futuro consapevole, per non venirne travolti. Il rischio è alto".

A fine giornata fa il conto di ciò che di bello ha visto, prodotto, sognato?

"La Bellezza nelle cose, l’armonia e il senso dei progetti: per chi come me ha fatto percorsi dallo studio di architettura ai master di design, per poi inserirli nelle proprie aziende, è una sorta di maledizione che non ti fa mai essere contento del risultato. Lo apprezzi, ma lo vorresti migliore".

L’attuale dimensione sociale, essenzialmente consumista, impone scelte di gusto: c’è una manipolazione delle categorie estetiche?

"Sicuramente, il bello è manipolato. Pensate al fotoritocco o ai filtri di pseudobellezza cui siamo sottoposti. Vediamo le vite degli altri in tempo reale vivendo microfiction completamente distorte. Quindi bisogna alzare il livello di comprensione del digitale, che ha mille qualità ma il grande pericolo della semplificazione. Ultimamente, in Silicon Valley, la parola più ricorrente è ‘Mental health’. Non è un buon segno".

Se esiste il concetto del bello, allora il brutto cos’è?

"Le posizioni di rendita e passività. Prova, sbaglia, migliora. Ma non stare mai fermo".

Nella politica esiste una ricerca della bellezza morale?

"La deriva politica è sotto gli occhi di tutti e preferisco un sano ‘no comment’. Posso però dire, da Consigliere per l’Innovazione a Palazzo Chigi dal 2014 al 2018, di aver avviato una vera e propria rivoluzione proprio sui temi della semplificazione e del design dei servizi al cittadino. Se ora abbiamo Spid, Carta identità digitale, pagamenti semplificati, siti governativi sia a livello centrale che locale con una grande omogeneità grafica e di utilizzo, ecco, quello è il grande frutto del mio lavoro e delle persone che hanno collaborato con me".

La bellezza dei territori come vive la globalizzazione?

"La bellezza per l’Italia ha carattere costituzionale! E ogni euro dei progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dovrebbe avere le bellezza come stella polare. In un mondo in cui il digitale cambierà le regole del mercato del lavoro, fare una cosa bella vuol dire farla resistente al futuro. Facciamo entrare i giovani e diamo loro la guida di questioni rilevanti".

Bellezza come occasione di ripartenza, come si mette in pratica?

"Bella domanda, fondamentale su cui dibattere: ne parliamo sabato a Montemarcello? Sarà bello discutere anche di Nft e Cryptoarte!".