
Un’immagine di scena da. ’Favola di Cì’
Carcere e infanzia, due mondi apparentemente inconciliabili ma capaci di incontrarsi nel teatro, nella fiaba, nell’immaginazione. In occasione del Festival della Mente è andata in scena l’avventura di ’Favola di Cì (che è partito bambino e si è fermato vecchio)’, per la regia di Enrico Casale, una produzione della settima annualità di ’Per Aspera ad Astra. Come riconfigurare il carcere attraverso la cultura e la bellezza’. Lo spettacolo, inserito nella rassegna per bambini e ragazzi a cura di Francesca Gianfranchi, ha ottenuto un grandissimo successo. Il gruppo di attori detenuti della casa circondariale Villa Andreino della Spezia ha dato vita a una favola poetica e surreale che ha toccato le corde più profonde di grandi e piccini. ’Per Aspera ad Astra’, progetto promosso da Acri (Associazione di Fondazioni e Casse di Risparmio Spa), è sostenuto da dodici Fondazioni di origine bancaria tra cui Fondazione Carispezia, che anche attraverso l’adesione a questa rete nazionale conferma il proprio impegno nel promuovere iniziative capaci di coniugare arte, educazione e inclusione, generando un impatto reale sulla comunità e aprendo spazi di bellezza anche nei contesti più fragili.
Alla Spezia, Scarti - Centro di produzione teatrale d’innovazione guida da anni il percorso artistico del progetto, sperimentando in questa edizione un linguaggio inedito che unisce carcere e infanzia, due mondi apparentemente inconciliabili ma capaci di incontrarsi nel teatro, nella fiaba e nell’immaginazione. "Favola di Cì è uno spettacolo dedicato alle nuove generazioni fatto da una compagnia di attori detenuti. Può suonare come un’idea strana, al limite della provocazione sociale – spiega il drammaturgo e regista Enrico Casale –. In realtà quest’idea ha una lunga gestazione, di anni, di riflessioni e confronti con istituzioni, artisti, detenuti, genitori. Quali sono i limiti? Quali le resistenze? Le paure? Come creare un ’prodotto’ teatrale che abbia come obiettivo la qualità e la dignità della grande storia del teatro per l’infanzia? Come farlo se in più gli attori coinvolti (in ogni aspetto processuale del lavoro, soprattutto nella scrittura drammaturgica) vivono in una condizione di detenzione e di visione spesso timorosa dell’esterno del carcere? Partendo dal modo forse più semplice: ricordare a questi uomini del rapporto coi loro figli e del momento più bello per tutti i papà: la favola per dormire. Lo spettacolo parte dal mito di Caino per riflettere su temi comuni a tutti gli esseri umani: la colpa, il viaggio, il desiderio di creare e stabilire dei punti fermi nella propria vita".