La grande sfida di Mosè A 93 anni impegnato a costruire un leudo Docufilm sull’impresa

Così l’omaggio alla storia e all’anima marinara della Liguria, per salvarla

La grande sfida di Mosè  A 93 anni impegnato  a costruire un leudo  Docufilm sull’impresa
La grande sfida di Mosè A 93 anni impegnato a costruire un leudo Docufilm sull’impresa

E’ un uomo di grande fede, in Dio e in se stesso. A 93 anni è impegnato nel completamento dell’impresa ciclopica iniziata 13 anni fa: la costruzione di un leudo, il cui nome è una convinzione che si fa preghiera: "Con l’aiuto di Dio". Lui è Mosè Bordero di Sestri Levante, ex costruttore edile ma, ancor prima, marinaio e, con l’avvento degli 80 anni, abile manipolatore del legno. Una vocazione innata ma coltivata tardivamente con la maturazione del proposito: costruire la barca-bandiera della marineria ligure, armata a vela latina, simile a quella di cui, complice il dissesto dell’impresa edile, ne aveva perso la proprietà.

Lo stato di avanzamento dei lavori dello scafo di 18 metri è all’ottanta per cento. Nello sprint finale la carica a Mosè viene dal documentario realizzato dall’agenzia Flyng Donkyes per raccontare l’impresa. La regia è di Nicola Bozzo, filmmaker chiavarese di talento. Il titolo è il nome del leudo: "Con l’aiuto di Dio". Il sottotitolo si fa rappresentazione dell’impresa, all’inizio, ritenuta impossibile: "La forza di un sogno, il coraggio di un uomo".

L’opera di Bozzo - realizzata per volontà dei produttori Chiara Fiorini e Vito D’Onghia a portare alla grande ribalta la storia e grazie ad assist istituzionali - è stata presentata a Sestri Levante nell’ambito del Riviera international film festival. "Incredibile", "Stupefacente", "Che uomo..." le espressioni salite dalla platea ammirata per le gesta di Mosè: l’idea e l’ingegno con i quali ha dato forma alla barca, la determinazione a costruirla nonostante lo scetticismo. Anche questo si coglie nel film ma ad imporsi sono l’ostinazione di Mosè, il suo amore per il mare e la famiglia, la spinta che gli viene da questa, preoccupata ma orgogliosa dei suoi sforzi. "Così - spiega Mosè - voglio rendere onore alla storia di nostri avi, al loro rapporto col mare, all’ ingegno costruttivo, alla perizia dell’andare per mare, affrontando le tempeste; dal 1600 all’avvento del motore i leudi sono stati i principali mezzi di collegamento e trasporto delle merci; la gente si radunava attorno ad essi per il varo e l’alaggio sulla spiaggia: un rituale che cementava lo spirito comunitario".

Mosè non ha mai chiesto niente, se non lo spazio al Comune di Casarza per costruire lo scafo. Poi ha fatto - e sta facendo - tutto da solo, con le sue mani sapienti: acrobazie d’altri tempi che riaffiorano.

"La forza di portare a termine la costruzione mi viene dal superamento dei problemi. Sono stati tanti in questi anni ma li ho sempre risolti trovando ogni volta la spinta per guardare avanti: mai arrendersi", dice. "Una lezione di vita che - sostiene il comandante Ernani Andretta, fondatore del Museo marinaro di Chiavari, riferimento culturale del film e documentarista della prima ora dell’operazione - chiama le istituzioni a prendere coscienza del valore dell’impresa per accompagnare il sogno di Mosè fino al traguardo del mare". Quello che lui – nell’immagine del cartellone del film - scruta dalla battigia, nell’intimità del dialogo con l’Infinito, per salvare l’anima della Liguria, nel leudo che di arca del futuro.

Corrado Ricci