REDAZIONE LA SPEZIA

Lacrime e palloncini bianchi per dire addio a Karen / FOTO

Il funerale della 15enne Karen Schirano, morta nel terribile incidente di via Antoniana

I funerali di Karen Schirano (foto Frascatore)

La Spezia, 29 aprile 2017 - Il Comprensorio di Santa Barbara è una minuscola città dentro la città. Una comunità di militari e di gente avvezza ad avere a che fare con i militari: un piccolo mondo di gesti composti e dignitosi. Le fragole. Lo chiamano così, per via del colore delle case: un reticolo di palazzine tutte uguali, rosa pallido, raccolte dentro un’area recintata. Sorvegliata. Un luogo dove tutti si conoscono, dove il cappellano può permettersi di usare un vezzeggiativo al posto del nome di battesimo dei suoi ragazzi. «Questa è una comunità che prega», dirà don Maurizio dall’altare. Una comunità che prega in silenzio. E’ il silenzio, il protagonista assoluto di questa mattina dal cielo incerto.

Centinaia di ragazzi assiepati nel cortile polveroso di questo fazzoletto di quartiere a ridosso delle mura dell’ex Mardichi. Eppure non vola una mosca. Per dare l’ultimo saluto alla piccola Karen Schirano, hanno voluto un film senza sonoro, surreale, dove scorrono diapositive di un’adolescenza bruciata in fretta. Uno striscione affacciato su via XV Giugno dice “Wish you were here’’. E appena lo vedi capisci che è stato appeso lì per lei, la studentessa 15enne strappata alla vita nello schianto di via Antoniana, ma al tempo stesso quel lenzuolo bianco è lì anche per te, per tutti, ad annunciare un luogo di dolore e di raccoglimento. Sopra la porta dell’oratorio, accanto all’ingresso della chiesa – un edificio basso, senza pretese di sorta – c’è il loro muro del pianto. Ci hanno lavorato per giorni, a quel cartellone, che porta i nomi, i selfie, gli scatti di tutte le amicizie che si possono coltivare a quell’età.

Sopra la scritta, a mo' di cornice, la dedica: "Siamo gocce di un passato che non può più tornare. Questo tempo ci ha tradito. E’ inafferrabile. Racconteremo di te". Visi tesi, occhi stretti, labbra tremanti. Tanti, tantissimi berretti bianchi, quelli dei militari della Marina. Confusa tra quelle divise c’è anche quella di Gaetano, il papà di Karen, i guanti piegati sotto il braccio. Segue il feretro, a breve distanza, con tutti gli altri familiari. Non abbandona la figlia neanche per un secondo durante tutta la cerimonia.

Gli altri si stringono nel loro dolore: gli uni agli altri, ognuno nelle proprie spalle. Lui no. I suoi occhi non si staccano dalla piccola bara bianca neppure per un attimo. La accompagna tra le panche. Si ferma a un passo dal tappeto sul quale viene adagiata. Gli altri pregano, rivolti all’altare. Gaetano no. Gaetano guarda sua figlia per tutto il tempo, la osserva attraverso il legno. La accarezza con il suo sguardo. Continua a rivolgerle gli occhi anche quando la moglie e i figli si alzano per raggiungerlo e il più grande dei due ragazzi, Kevin, lo accarezza, sul petto, sulle guance, sul collo. Justin lo bacia. La ‘lascia’ solo per un secondo, alla fine della cerimonia, quando la bara viene caricata sull’auto. Distoglie lo sguardo dal legno e lo butta nel cielo proprio nell’attimo in cui gli amici fanno volare in aria un mare di palloncini bianchi. Sta inseguendo qualcosa che vede solo lui. Ciao Karen.

Roberta Della Maggesa