
Cosa restò dell’auto dove trovarono la morte tre operai romeni il 23 gennaio del 2012
La Spezia, 29 settembre 2021 - La scena che si presentò ai primi soccorritori fu raccapricciante: tre corpi straziati dentro un’auto accartocciata; un altro corpo intrappolato in una seconda vettura. Tutta colpa di uno scontro frontale, dal bilancio agghiacciante: tre morti sul colpo e un ferito gravissimo, il conducente dell’auto che, solo a bordo, fu coinvolto nello schianto; lui, W.G., fu ’attinto’ nella sua corsia di marcia ma procedeva ad una velocità eccessiva: 108 chilometri orari, là dove il limite è di 70. Di qui l’imputazione di omicidio colposo che ieri ha portato alla sua condanna a 4 anni di reclusione. La tragedia si consumò lungo lo svincolo autostradale dell’A15 prima dell’imbocco della galleria Valdilocchi in direzione di Lerici. Accadde all’alba del 23 gennaio del 2012.
In primo grado l’imputato, giudicato alla Spezia, assistito dall’avvocato Fabio Zanelli, era stato assolto. Alla distanza l’imputazione formalizzata a suo tempo dalla Procura, e sostenuta ieri dagli avvocati di parte civile Stefano De Ferrari e Andrea Giorgi, ha tenuto. Certificate "imprudenza, negligenza e colpa specifica consistite nell’aver marciato a velocità eccessiva, nonostante la presenza dei limite di velocità di 70 chilometri orari". Questo il capo di accusa contestato per la morte dei tre operai di origini rumene Lucian Florea di 29 anni, Marian Ghita di 39 anni, Florin Mocanu di 32 anni. Erano diretti allo stabilimento Fincantieri del Muggiano dove, in forza alla ditta "Enafroid Group" ditta specializzata nell’installazione di refrigeratori e condizionatori a bordo delle navi – avrebbero dovuto prendere servizio. L’auto su cui erano imbarcati, una Mercedes 220, prima dell’imbocco della galleria Valdilocchi, aveva invaso la corsia opposta nel momento in cui stava uscendo dal tunnel, diretta verso la città, l’Audi A3 dell'imputato.
Lui non ebbe neppure il tempo di rendersi conto dell’improvviso ostacolo paratosi davanti. Tentò di frenare ma fu vano: andava troppo veloce. "Se avesse rispettato il limite di velocità lo schianto, seppur frontale, non avrebbe portato ad decesso degli occupanti dell’altra auto" hanno sostenuto ieri, con successo, gli avvocati di parte civile Giorgi e De Ferrari che, in parallelo alla condanna dell’imputato, hanno ottenuto anche il riconoscimento, in capo ai giunti delle vittime, del diritto al risarcimento del danno. Per ogni familiare, intanto, 50mila euro di provvisionale.