REDAZIONE LA SPEZIA

Imprese al femminile, bilancio in chiaroscuro. La crisi colpisce commercio e agricoltura

Il 2024 si è chiuso con un ’taglio’ di 90 aziende, superiore a quello dell’anno prima. Dati positivi nei servizi di alloggio e ristorazione

Numeri in chiaroscuro per il mondo del lavoro al femminile (foto d’archivio)

Numeri in chiaroscuro per il mondo del lavoro al femminile (foto d’archivio)

Rappresentano un quarto del totale delle imprese registrate in provincia ma devono fare i conti con un lento calo in termini di numeri. Sono 5.231 le imprese femminili attive in provincia, il 25,5% del totale, secondo le elaborazioni effettuata dall’Ufficio Informazione economica della Camera di Commercio Riviere di Liguria sui dati dell’imprenditoria femminile (fonte Infocamere al 31 dicembre 2024). Un numero però inferiore di 90 unità rispetto al 2023 (-1,7%), decremento più consistente rispetto a quello registrato nel 2023 (-26 imprese) e imputabile al complicato contesto economico generale, influenzato negativamente dagli effetti della difficile situazione internazionale e della crisi energetica, che pare aver impattato negativamente soprattutto sull’imprenditoria femminile.

Da un confronto dei dati provinciali con quelli regionali e nazionali, emerge come la diminuzione rilevata per la provincia di Spezia (-1,7%) risulti più consistente sia di quella ligure (-0,3%) che di quella italiana (-1,4%). L’incidenza delle imprese femminili sul totale imprese registrate in provincia (25,5%) sia superiore sia all’incidenza a livello regionale (22,1%) e livello nazionale (22,2)%.

Analizzando i dati per settore salta all’occhio come il settore che presenta il tasso di femminilizzazione più alto sia quello delle altre attività di servizi (57,8%), seguito dalla sanità e assistenza sociale (con un tasso di femminilizzazione pari al 40,8%), dalle attività dei servizi di alloggio e ristorazione (36,1%) e dal noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (34,3%). Le diminuzioni più consistenti hanno interessato commercio e agricoltura: nel dettaglio, nell’arco di un anno il commercio ha perso 40 imprese femminili (-2,9%), mentre l’agricoltura 21 (-5,4%).

I comparti che invece hanno visto l’incremento maggiore, sempre in valori assoluti, sono le attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, dove le imprese femminili sono aumentate, rispetto al 2023, di 26 unità (+2,5%), e le attività manifatturiere, dove le imprese femminili sono cresciute di 6 unità (+2,1%). Dalla ripartizione delle imprese femminili per classe di natura giuridica, emerge che in provincia di Spezia le imprese femminili assumono nella maggior parte dei casi (60,2%) la forma di ’imprese individuali’, dato in linea con il dato regionale (62,9%) e con quello nazionale (60,5%).

I Comuni che presentano il tasso di femminilizzazione più alto sono Riomaggiore, Monterosso al Mare e Vernazza, quelli contraddistinti dal più tasso più basso Luni, Arcola e Rocchetta. Riguardo le imprese femminili straniere (cioè la cui proprietà è detenuta in prevalenza da persone non nate in Italia) incidono sul totale di quelle femminili nella misura del 14,1%, dato ligure (14,9%) ma superiore a quello italiano(12,6%).

Spostando l’attenzione sulla figure degli imprenditori e delle imprenditrici, in provincia di Spezia, a fine 2024, le imprenditrici sono 9.674 e sono il 31% del totale imprenditori. Oltre la metà delle imprese femminili si concentra nella fascia compresa tra i 50 ed i 69 anni, le imprenditrici che incidono maggiormente sul totale imprenditori (33,6%) appartengano alla fascia 18-29 anni. La maggioranza delle imprenditrici, precisamente il 37,3%, ricopre la carica di amministratore. A seguire il 32,5% riveste la carica di titolare, il 25,1% quella di socio, mentre il restante 5,1% ricopre altre cariche. Incrociando poi i dati per classe di carica con quelli per classe di età, è interessante notare che le 4.841 imprenditrici comprese tra i 50 i 69 (che costituiscono la classe d’età che presenta la maggiore concentrazione di imprese femminili) ricoprono nel 38,3% dei casi la carica di amministratore, nel 30,7% quella di titolare, nel 24,5% quella di socio mentre nel 6% dei casi ricoprono altre cariche.