Domenica contro l’Hellas Verona, ha indossato per la prima volta la fascia di capitano in serie A. L’epilogo è stato amaro per le Aquile (gli scaligeri hanno espugnato il Picco per 1 rete a 0, ndr), ma nonostante ciò, per Luca Vignali la giornata è da segnare negli annali. Perché, per questo ragazzo di Bragarina che l’11 gennaio compirà 25 anni, si tratta dell’ennesimo traguardo tagliato con la squadra della propria città. "Una delle cose più belle che mi siano capitate con questa maglia - racconta ancora emozionato - . Certo, sarebbe stato meglio festeggiarla con un bel punto o una vittoria, ma per me è stato davvero importante; ero già stato capitano due stagioni fa a Foggia, ma è un’altra cosa".
Lei è calcisticamente cresciuto con Bastoni e a voi si è unito Maggiore: un tridente locale allo Spezia.
"Penso sia un orgoglio per la città: non credo che molte squadre possano vantare una cosa del genere e ci sentiamo particolarmente responsabili di doverla rappresentare nel massimo palcoscenico, cosa che ci unisce molto. Con Simone (Bastoni, ndr) siamo cresciuti insieme: io venivo dal Canaletto e a 9-10 anni sono entrato nelle giovanili del club, che abbiamo fatto insieme. Giulio (Maggiore, ndr) è, invece, due anni più piccolo e si è integrato nella Primavera".
Salta agli occhi la vostra diversità rispetto al modello dei calciatori da copertina.
"Beh, siamo atipici: posso dire che siamo tutti ragazzi attaccati alle cose semplici. Ci basta stare in famiglia, con gli amici e penso che abbia contribuito a questo anche il fatto di esser cresciuti qui: non è un posto che dà agli sportivi la visibilità che hanno nella grande città ed anche l’educazione ricevuta influisce".
Chi frequenta fuori dal campo?
"Vedo i miei genitori Maria Grazia e Giampaolo ed il mio fratellino Alessandro, che a breve compirà 15 anni, vivo con la mia compagna Caterina, spezzina. Non ho perso i contatti con gli amici storici: sono un mix di ragazzi che abitavano vicino a me, conosciuti fin dai tempi della scuola o a giocare da piccoli. Dopo 3 anni di scientifico, mi sono trasferito all’ex scientifico-tecnologico, diplomandomi quando ero nella Primavera".
Quali compagni di squadra le hanno insegnato di più?
"Io ho un bel ricordo di parecchi di loro, incontrati in varie stagioni. L’esempio che mi viene da fare è Terzi, con cui, a parte Giulio e Simone, ho condiviso più stagioni e Mastinu. Lo scorso campionato ci unisce molto: sono certo che ne parleremo fra anni. Se penso alla promozione, il momento più emozionante è stato quando l’arbitro ha fischiato e abbiamo realizzato di aver vinto i play off".
Cosa è per lei Spezia? E cosa le piace e cosa non le piace? "Beh, molto semplicemente è la mia città: ho tutto qui, penso che comunque uno possa andarsene, ma per gli spezzini…resta Spezia. Certo, si guarda fuori molto spesso, anche per cogliere altre occasioni che non ci sono, ma poi si vuol tornare. Mi piace molto quello che tutti ci invidiano: il mare. Ma anche la città con i suoi dintorni, che permettono a chiunque di fare belle escursioni all’aria aperta. Migliorerei, invece, le opportunità per i giovani: parlo non solo di intrattenimento e cultura, ma anche di lavoro".
E se dovesse sceglierne un simbolo?
"Non ho dubbi: i muscoli. Ci rappresentano e ho dovuto anche insegnare a usare questa parola, che è quella corretta per definirli, a chi viene da fuori (ride, ndr)".
Quando è iniziato il suo amore per Aquile?
"Ho vissuto anche il contesto della curva: ho iniziato a frequentarla a 10 anni, erano i tempi della promozione in B e gli idoli erano Guidetti, Varricchio, Saverino e non posso dimenticare Paolo Ponzo".
Una tifoseria unica.
"Scatenatissima, che si fa sentire sia quando le cose non vanno bene, sia quando questo succede. L’anno scorso, quando abbiamo iniziato ad inanellare i risultati positivi cambiando marcia, il sostegno è cresciuto: lo stadio bello pieno è un altro pianeta e quando i tifosi si accorgono del tuo impegno, ti danno una carica in più".
Come ha influito il covid sulla sua vita fuori e dentro il campo?
"Fuori, penso come per tutti: ha sconvolto totalmente le mie abitudini e soffro molto perché sono libero, mi piace star all’aria aperta anche solo per far una passeggiata in centro, dove ho la fortuna di vivere. Amo molto anche vedere le persone: tutto questo è cambiato. Allo stadio si sente tantissimo lo stesso: è un’altra cosa giocare senza pubblico, per non parlare di impianti come San Siro, l’Olimpico e il San Paolo (recentemente ribattezzato Diego Armando Maradona, ndr), che proprio nel prossimo turno ci accoglierà".
Come tutti, avrà i suoi idoli sportivi.
"Mi piace il basket e se penso allo sport in generale, dico Kobe Bryant: quando ho iniziato a seguire questa disciplina, i suoi Lakers erano vincenti e questo ha influito, ma soprattutto l’ho ammirato per talento e forza mentale. Riguardo il calcio, non sono vissuto nell’epoca dei Maradona e dei Pelé. Oltre che dello Spezia, sono sempre stato innamorato del Milan ed il mio giocatore preferito è Kaká, anche se ha un altro ruolo. Certo, se penso ai rossoneri…prima li guardavo in tv, ora ci posso giocare contro".
Chiara Tenca