Conto alla rovescia per la redazione dei Piani di gestione di due ‘Siti Natura 2000’ del Parco regionale di Porto Venere, quello dell’isola Palmaria e delle isole Tino e Tinetto. Nel quadro dell’inchiesta giornalistica sulle dinamiche che interessano i nostri patrimoni ambientali, dopo la notizia del finanziamento annuale mignon di 10mila euro all’ente connesso al Comune di Porto Venere, dal bilancio di quest’ultimo, la notizia dell’esistenza di altri strumenti finanziari a sostegno della conoscenza dei tesori naturali per ottimizzare la gestione degli scrigni che li contengono. Una consolazione. In questo caso le risorse sono quello messe in campo dell’Unione Europea attraverso il Piano di sviluppo rurale finalizzate alla conservazione della biodiversità. Un obbligo per il Parco la redazione dei Piani di gestione in applicazione delle Direttive comunitarie “Habitat“ e “Uccelli” tese a garantire il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali e delle specie vegetali e animali minacciati o rari a livello comunitario. Il riferimento normativo-geografico è quella della Rete Natura 2000, costituita dai Siti di interesse comunitario (Sic) da cui discendono le Zone speciali di conservazione (Zsc), come delle di Palmaria, Tino e Tinetto. A lavorare per la stesura del Piano è il raggruppamento di imprese di cui è capofila Nemo Srl con sede a Firenze che, nel gennaio 2021 ha vinto la gara bandita dal Comune per la redazione degli atti a fronte di un compenso di 63mila euro. Obiettivo da perseguire secondo l’Ue: "La messa in atto delle più opportune strategie di tutela e gestione attraverso l’attuazione di misure regolamentari, amministrative, contrattuali, interventi diretti, monitoraggio scientifico".
Nello specifico i due Siti Natura 2000 Isola Palmaria e Isole Tino-Tinetto sono stati istituiti per tutelare la presenza di alcuni habitat e specie di particolare importanza comunitaria, sia terrestri sia marini. Fra gli habitat di maggiore eco-valenza, ci sono le grandi falesie costiere, le numerose grotte di origine carsica, le foreste di leccio e, in mare, le praterie di posidonia (Posidonia oceanica) e le scogliere, sia sommerse sia nella fascia interessata dalle escursioni di marea. Per quanto riguarda le specie di maggiore rilevanza ai fini di tutela c’è il tarantolino, piccolo geco endemico del mediterraneo occidentale, tipico abitante delle piccole isole, il falco pellegrino, il rondone pallido, entrambi nidificanti sulle falesie costiere, alcuni rare specie di chiocciole rupestri, il fiordaliso di Porto Venere (Centaurea veneris), varie orchidee selvatiche e, per l’ambiente marino, alcune specie di alghe del genere Cystoseira, che formano “foreste” in miniatura, importantissimi habitat per i giovani pesci e per molti invertebrati, e alcune specie di gorgonie, gli stupendi organismi sessili dalla forma arborescente, parenti stretti dei coralli. "I Piani di gestione dei due Siti sono in avanzato stadio di redazione; le parti ultimate sono ora all’esame degli organi del Parco e della Regione Liguria" ci dicono dalla Nemo.
Corrado Ricci