La Procura chiede l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte del ragazzo marocchino di 17 anni, trovato privo di vita nell’ottobre dello scorso anno in un box attrezzi di un cantiere di via del Murello a Sarzana, ma i famigliari non ci stanno e presentano opposizione. È quanto emerge da fonti giudiziarie, con il gip che a breve fisserà l’udienza alla luce dell’istanza presentata dal legale che assiste i parenti stretti del ragazzo. Come si ricorderà, il corpo senza vita del giovane – che si era allontanato da qualche tempo da una casa di comunità per minori – fu trovato nella notte tra il 7 e 8 ottobre dal fratello, all’interno di un prefabbricato, nel cantiere per la costruzione di una passerella ciclopedonale di via Emiliana a Sarzana. Immediate erano scattate le indagini e gli accertamenti tecnici sul campo, che avevano coinvolto la squadra mobile e il commissariato sarzanese, ma anche la polizia scientifica, coordinati dal sostituto procuratore Alessandra Conforti (nella foto), titolare del fascicolo aperto contro ignoti per morte come conseguenza di altro reato. Fu eseguita anche l’autopsia sul corpo del minore, da parte dell’anatomopatologa Susanna Gamba, che escludendo segni di violenza addosso al corpo del giovane, ne aveva fatto risalire il decesso a circa due settimane prima del ritrovamento. Al setaccio, oltre alle amicizie, anche lo smartphone del minore, dal cui registro delle chiamate in uscita erano emerse le ultime due telefonate, entrambe andate a vuoto, al fratello e al 112. Le indagini attorno a tali elementi sono andate avanti per mesi, senza però che emergessero profili di reato. Da qui la decisione della Procura spezzina, che ha visto recentemente l’opposizione dei famigliari del giovane scomparso.
Matteo Marcello