Esposto all’amianto in Arsenale. Famiglia risarcita di 200mila euro

Il contatto negli anni ’60, la morte nel 2019 a causa di un mesotelioma. Condannato il ministero della Difesa

Aveva svolto il servizio militare in Marina alla Spezia per due anni, in Arsenale, dal 15 novembre 1963 al 31 ottobre 1965, in qualità di “sottocapo radiotelegrafista”. E’ morto nel maggio 2019 a causa di mesotelioma pleurico legato all’esposizione all’amianto. Il tribunale di Roma ha condannato il ministero della Difesa per la morte di Aldo Martina e dovrà ora destinare una speciale elargizione di 200mila euro agli eredi, la moglie Anna, e i figli Emiliano e Sarah, mentre il ministero dell’Interno è stato condannato al riconoscimento di “vittima del dovere”.

Martina era venuto a contatto con la fibra killer durante il servizio militare svolto quando aveva soli 20 anni nell’Arsenale militare marittimo della Spezia per due anni e successivamente per un anno al Comos (Comando gruppo motosiluranti) di Brindisi. In qualità di “sottocapo radiotelegrafista”, l’uomo era stato costantemente a contatto con polveri e fibre di amianto, utilizzando accessori come parannanze, coperte, guanti e pezze, in un ambiente di lavoro privo di qualsiasi misura di sicurezza. Ignaro dei rischi, si occupava della manutenzione e riparazione di impianti di comunicazione navale, manipolava rifiuti, compresi quelli contenenti amianto, senza che venisse dotato di adeguati dispositivi di protezione individuale. A confermarlo, la perizia del Ctu, secondo la quale Aldo Martina era costantemente esposto all’inalazione di fibre di amianto aerodisperse nell’ambiente di lavoro provenienti da apparecchiature di sala macchine, tubolature, cavi e trattamenti coibentanti delle imbarcazioni. Tutte sostanze che si liberavano in ambienti ristretti. Anche le vernici usate a bordo contenevano asbesto, contribuendo ulteriormente alla sua esposizione. Nel 2018, i primi problemi respiratori e, nell’agosto dello stesso anno, la diagnosi di mesotelioma, muore nove mesi dopo, vittima di una malattia causata da un ambiente di lavoro pericoloso. Nonostante l’evidenza, il ministero della Difesa aveva rigettato la domanda risarcitoria, ritenendo che il mesotelioma fosse legato a una esposizione successiva al congedo e la famiglia ha ottenuto giustizia solo grazie all’azione legale dell’avvocato Ezio Bonanni, presidente dell’Osservatorio nazionale amianto (Ona), che ha ricostruito la vicenda.

L’Ona è impegnato nella tutela delle vittime dell’amianto per esposizioni nelle unità navali della Marina con un servizio di consulenza tramite il sito https://www.osservatorioamianto.it/ o il numero verde 800 034 294.