Ergastolo per Daniele Bedini, il falegname di Carrara di 32 anni ritenuto colpevole di avere ucciso a giugno del 2022, il 5 e il 6, due giovani donne a Marinella di Sarzana. Nevila Pjetri di 35 anni, origini albanesi, con tre colpi di pistola alla testa. Con la stessa arma anche Carla Bertolotti, 43 anni, di Albiano Magra.
La sentenza pronunciata dalla Corte d’assise della Spezia presieduta da Marta Perazzo con giudice a latere Marinella Acerbi e i sei popolari, è arrivata ieri poco dopo le 17. In quel momento Bedini non era presente in aula. C’era stato invece al mattino, per ascoltare la testimonianza a suo favore di un’amica di famiglia che non aveva potuto farlo in precedenza, poi la dura requisitoria del pubblico ministero Monica Burani, la quale ha sostenuto che lo scopo dei due omicidi sia stata la rapina, con le aggravanti del caso. E’ questo che ha fatto ’ballare’ la condanna dai trent’anni, all’ergastolo. La corte ha accolto anche la richiesta del pubblico ministero di isolamento diurno per i primi diciotto mesi, con la misura accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Bedini non ha ascoltato con le sue orecchie la sentenza, perché attorno alle 14 aveva chiesto di essere riaccompagnato nel carcere di massima sicurezza di Novara dov’è detenuto dopo due tentativi di fuga, il primo alla casa circondariale della Spezia e il secondo a Cuneo. Chissà, forse aveva intuito che la corte non aveva creduto alla sua manifestazione di innocenza sostenuta durante la precedente udienza, quando aveva dichiarato che il furgone bianco ripreso dalle telecamere sui luoghi dei delitti, lui lo aveva prestato a un non meglio identificato Alex, un pusher. "Sono completamente innocente", questo aveva detto
il falegname.
Daniele Bedini è stato anche condannato a pagare una provvisionale complessiva di 260mila euro ai familiari delle vittime. Nello specifico, la corte ha stabilito un risarcimento di 80mila euro al marito di Nevila Pjetri e 50 mila euro alla figliastra della vittima che si sono costituiti parte civile attraverso gli avvocati di fiducia Silvia Rossi, Barbara Amadei e Ignazio Sabatino. Inoltre una provvisionale di 50mila euro per Ida Bertolotti, zia di Carla, e 40mila ciascuna alle nipoti Sabrina e Katia Lucchetti, sempre presenti a tutte le udienze del processo che era iniziato lo scorso 17 luglio e durato quindi cinque mesi. I familiari di Carla Bertolotti anche loro parte civile si sono affidate all’avvocato difensore di fiducia Mauro Boni.
Ieri dopo la requisitoria del pm Burani che ha ripercorso con puntualità i vari punti dell’accusa, gli avvocati difensori di fiducia di Daniele Bedini, Rinaldo Reboa e Costanza Bianchini del foro di Massa, hanno replicato mettendo in dubbio soprattutto che alla guida del furgone bianco ci fosse il falegname di Carrara, piuttosto che il famoso Alex a cui lui ha detto di averlo prestato. C’era già stata una prima ’battaglia’ sulle perizie, quando il giovane falegname è stato giudicato capace di intendere e volere al momento dei fatti, secondo il giudizio degli psichiatri Gabriele Rocca e Pietro Ciliberti a cui si era rivolto il gip Fabrizio Garofalo.
Le prove contro Bedini sono state raccolte dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale della Spezia, assieme ai colleghi della compagnia di Sarzana, diretti dal colonnello Andrea Fabi. Hanno individuato tracce del dna delle vittime sul furgone da lavoro che sarebbe stato usato da Bedini durante gli omicidi. Ci sono anche le immagini registrate dalle telecamere tra Sarzana e Carrara: riprendono un pick up Fiat Strada bianco con lo stop destro bruciato, proprio come quello di Bedini, mentre avvicina le vittime. Invece la telecamera del negozio accanto alla falegnameria di famiglia a Carrara, mostra Bedini quando rientra a casa: una volta lo si vede spogliarsi, prendere una tanica di alcol, forse quello usato per pulire il furgone; un’altra con in mano delle coperte, indumenti da donna e la targa che è stata rimossa dall’auto di Carla Bertolotti.
Massimo Benedetti