
In alto Elly Schlein all’uscita da Villa Andreino, sotto Lorenzo Diofili (foto Alexia Frascatore)
La Spezia, 27 gennaio 2024 – Una nave di cartapesta. Un veliero che ha la chiglia e l’intera sua struttura fatta assemblando pazientemente fogli di vecchi giornali, modellati con acqua e colla vinilica. È il dono che un detenuto di Villa Andreini ha voluto consegnare alla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, ieri pomeriggio in visita al carcere spezzino.
"Ho voluto raccogliere l’invito degli esponenti locali del mio partito – spiega Schlein – ed è sicuramente stata una bella occasione di confronto. Con la direzione dell’istituto, con i detenuti e con tutti coloro che lavorano all’interno del carcere". Tra questi ultimi anche i volontari che curano le attività laboratoriali a cui possono accedere i reclusi. C’è Danilo, che insegna il rap, quel genere musicale graffiante dove parole e melodia si mescolano insieme in un modo particolarissimo, capace in qualche modo di assorbire il disagio. E poi Lorenzo, che insegna il teatro, una forma d’arte che permette di evadere, almeno per qualche ora, dalla propria condizione.
"La nostra attenzione alle condizioni delle carceri – sottolinea la segretaria Dem – è sempre molto alta, sono temi che ci stanno a cuore. Condurremo una battaglia in Parlamento affinché vengano messe più risorse nell’edilizia, servono spazi che pur nella durezza della condizione detentiva, rispettino sempre la dignità della persona. E poi, come qui a La Spezia già accade, perché siano sempre messe in campo delle attività che puntino alla riabilitazione della persona".
Quando Schlein ha chiesto, nella nuova saletta dedicata alle attività ricreative, quale fosse l’istanza più urgente che i ristretti sentissero, la risposta è stata una sola: conservare la dignità e avere qualcosa che li spinga a sperare nel futuro. Anche chi ha davanti a sé un muro di 30-40 anni di carcere, in fondo al cuore cerca di appigliarsi a qualche cosa che lo sospinga in avanti.
I problemi sono tanti, perché alla condizione strutturale di detenuto si sommano problemi di sovraffollamento e di carenza di personale che possono rendere la prigione davvero difficile. "Sappiamo di aver sbagliato ma a volte – hanno detto i detenuti a Schlein – ci sentiamo disperati, come avvolti in un buio senza fine". In quei casi anche un palcoscenico amatoriale o due note di rap possono aiutare a scorgere un po’ di luce.