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Sarzana, 18 dicembre 2020 - RIsarcimento milionario per un sarzanese di 26 anni che a causa di un errore medico al momento della nascita è affetto da un grave ritardo mentale e da psicosi organica. Il tribunale di Genova ha condannato la Regione Liguria a versare al ragazzo 1.418.717 euro di risarcimento per il grave danno subito,, cifra a cui andranno aggiunti gli interessi e le spese legali. Somma che la Regione ha provveduto a versare.
Si è chiusa quindi una lunga battaglia legale intrapresa dal ragazzo e dalla sua famiglia: il padre è amministratore di sostegno del figlio e la causa è scattata quando il giovane è diventato maggiorenne. La famiglia si è affidata agli avvocati Paolo Mione e Anna Maccione. E il tribunale di Genova. nella persona del giudice Domenico Pellegrini. ha accolto in pieno la tesi dei due legali condannando la Regione al risarcimento.
La vicenda ha origine nel 1994 quando i medici del reparto maternità dell’ospedale della Spezia, dove la madre del nascituro era ricoverata per il parto, dopo 2 ore e 50 minuti di travaglio, non rendendosi conto della sofferenza fetale in corso, avevano deciso di non procedere al taglio cesareo ma avevano continuato a perdurare nel parto naturale, estraendo con il vacum il neonato. Il ragazzo diventato maggiorenne, attraverso il padre e con l’assistenza degli avvocati Mione e Maccione, ha quindi intentato causa alla Regione, responsabile delle cessate aziende Usl. Nel corso delle varie udienze che si sono svolte al tribunale di Genova decisiva è stata la consulenza tecnica d’ufficio da parte del medico legale. Dalle sue risultanze è stato infatti accertato che "i medici dell’ospedale della Spezia avevano trascurato degli indizi diagnostici che potevano far ritenere in essere una ipossia del nascituro e conseguentemente non avevano effettuato manovre conservative, peraltro di facile esecuzione, che avrebbero evitato il peggioramento dell’ ipossia. La mancata prosecuzione del monitoraggio dell’attività cardiaca fetale e contrattile , fino al parto, aveva ulteriormente aggravato la situazione in quanto, in assenza del tracciato, i medici avevano omesso l’ ultimo intervento possibile, ossia l’espletamento urgente del parto".
E’ stato dunque alla luce delle risultanze istruttorie che il tribunale ha stabilito "la sussistenza di una causalità materiale tra la condotta dei medici e la lesione del neonato" rilevando "una condotta negligente nella gestione del travaglio che aveva determinato la mancata adozione di misure conservative contribuendo all’aggravamento dello stato ipossico-asfittico intraparto e alla determinazione di un danno neurologico fetale".
Carlo Galazzo