CHIARA TENCA
Cronaca

Disturbi alimentari Numeri in aumento Ecco chi ne soffre e come riconoscerli

177 i pazienti presi in carico dall’Asl nel 2022. In maggioranza sono donne. Nel 2023 già aperte 17 cartelle. Impennata dopo la pandemia da Covid.

Disturbi alimentari Numeri in aumento Ecco chi ne soffre e come riconoscerli

di Chiara Tenca

Disturbi alimentari: un male sempre più diffuso. Chi e quanti colpiscono, come si curano? A rispondere a queste ed altre domande è Elisa Simonini, psichiatra del Servizio psichiatrico diagnosi e cura di Asl5, responsabile day hospital riabilitativo disturbi della condotta alimentare.

Dottoressa Simonini, quante persone soffrono di disturbi alimentari in provincia? Qual è il loro profilo?

"Nel 2022 l’Asl5 ha preso in carico 177 pazienti, con altissima prevalenza femminile: 17 hanno meno di 14 anni, 72 un’età compresa tra i 14 e i 18, 88 sono adulti; hanno avuto necessità di trattamento in regime di day hospital 12 minorenni e 31 maggiorenni e quest’anno abbiamo già aperto 17 cartelle. Il disturbo ha presentato negli anni un costante aumento, con un’accelerazione durante la pandemia Covid".

Quali strutture e percorsi sono presenti in provincia per curare questi disturbi?

"In Asl5 è attivo da molti anni un percorso di cura e riabilitazione per i disturbi alimentari portato avanti da un’equipe integrata multidisciplinare: la terapia richiede un approccio multimodale e multidisciplinare integrato che agisca sulla salute fisica e nutrizionale e sui problemi psicologici, psichiatrici e di adattamento sociale. Il percorso garantisce la presenza di personale con formazione continua ed esperienza specifica sul disturbo e il trattamento di eventuali comorbilità mediche e psichiatriche con il coinvolgimento delle associazioni dei familiari. Il servizio offre l’attività ambulatoriale, programma ricoveri per la gestione degli eventi acuti internistici eo psichiatrici e l’attività di riabilitazione diurna in regime di day hospital e pianifica eventuali trattamenti residenziali in strutture specialistiche regionali"

Come si affronta la terapia?

"L’equipe è costituita, come da ’percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali’: per la Npia (Servizio neuropsichiatria infanzia e adolescenza, ndr.) di un neuropsichiatra infantile, due psicologi, un educatore nella sede della Spezia, e di un neuropsichiatra infantile e uno psicologo in quella di Sarzana; per la salute mentale adulti, rispettivamente, di uno psichiatra, uno psicologo e un educatore, e di uno psichiatra e uno psicologo. Due assistenti sociali sono presenti in entrambe le sedi, uno dedicato alla Npia, l’altro agli adulti. Un dietista si occupa del servizio day hospital, presente in ospedale, a cui hanno accesso sia minorenni sia maggiorenni. Qui l’equipe è composta da psichiatra, psicologo, educatore e due infermieri. Un trattamento efficace, precoce, anche se spesso di lunga durata, permette la guarigione del disturbo in una buona percentuale dei casi".

Com’è organizzato il day hospital?

"L’accesso avviene in modo diretto su richiesta del paziente eo dei suoi familiari e mediante richiesta del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta o per invio da parte di altri servizi Asl. Il day hospital è adiacente al reparto di degenza in regime di ricovero diurno riabilitativo e la sua necessità può essere evidenziata in continuità con un trattamento ambulatoriale per la gestione di una crisi, che non necessiti di ricovero ordinario. Lo scopo principale è di poter effettuare la terapia diurna per la riabilitazione nutrizionale che avviene anche mediante il pasto assistito, attività psicoterapeutiche individuali e psicoeducative di gruppo (giochi cognitivi e psicoeducazionali; cineforum; laboratorio di lettura; attività manuali creative; flori e ortocoltura; uscite sul territorio) con un’attività di supporto psicoeducativo ai familiari.Come ci si accorge di questi disturbi?

"Non è sempre facile riconoscere un disturbo alimentare agli esordi. Prima ancora della perdita di peso è necessario porre attenzione a un cambiamento nelle normali abitudini non solo alimentari: rinuncia ad alcuni cibi o al contrario tendenza all’assunzione a dismisura di cibi molto calorici e l’aumento dell’attività fisica. Spesso si ha un progressivo ritiro sociale con evitamento di varie attività, comprese quelle che prima erano svolte con entusiasmo, insorgenza di sintomi depressivi espressi a volte con rabbia, nervosismo, irritabilità e manifestazioni ansiose. La presenza della famiglia è fondamentale sia nel riconoscimento precoce del disturbo che nel supporto continuo a fianco dei sanitari e per questo è opportuno che anche i familiari seguano un percorso psicoeducativo per comprendere il disturbo ed acquisire la capacità di affrontare gli eventuali momenti di crisi".