
Là dove c’era l’erba, in località Orti di Massola nel comune di Levanto, sono spuntate le auto; obiettivo: corrispondere alla fame di spazi per le quattroruote, sacrificando il verde. Tutto regolare? No, per la procura: in primo luogo, un abuso edilizio, nella misura in cui il parcheggio è nato senza titolo, in presenza di un Puc che nemmeno permetteva di elaborare un progetto; in seconda battuta, un abuso d’ufficio, con ingiusto vantaggio patrimoniale, nella misura in cui l’opera ha reso 193mila euro alla società partecipata dal Comune - Levanto Multiservizi - che ha gestito la struttura a cui hanno fatto da apripista una delibera di giunta del 2016, rinnovata anno dopo anno.
Le ipotesi investigative delineate nel luglio del 2019 dai carabinieri-forestali - che avevano portato al sequestro dell’area su mandato del pm Elisa Loris - hanno retto fino alla fine dell’inchiesta che, sul registro degli indagati, si è caricata di altri ’nomi’ eccellenti oltre al sindaco Ilario Agata e dei componenti della sua giunta e di assessore usciti da essa ma firmatati degli atti incriminati. A doversi difendere dalle accuse sono i dieci indagati che due giorni fa hanno ricevuto l’avviso firmato dal pm Loris: il primo cittadino, il vice Luca Del Bello, gli assessori all’epoca dei fatti Olivia Canzio, Alice Giudice, Gino Lapucci, Paolo Lizza; il cda della ditta che ha eseguito il parcheggio costituito da Roberto e Ilaria Queirolo e Lorella Ricco, il direttore dei lavori Fabio Barletta.
Il pm ha tirato le fila dell’inchiesta per i reati portanti, dopo la richiesta di archiviazione per l’assenza della autorizzazione paesaggistica; questa si è materializzato a tempo scaduto ma ha avuto l’effetto della sanitaria sul piano penale; la sanatoria, d’altro canto, non estingue il reato di abuso edilizio; la stessa è in corso, con parallela modifica del Puc, ma non scalfisce il pm che ha promosso l’azione penale, tesaurizzando gli input connessi ad un vecchia inchiesta degli ispettori dell’Asl sui pozzi idrici di quell’area (poi archiviata) e il lavoro svolto dai carabinieri forestali del Parco delle Cinque Terre.
A lavorare per smontare le accuse, una squadra di avvocati di spessore: dal foro di Genova, Giovanni Garbi; dal foro della Spezia Stefano e Giuliana De Ferrari, Federica Eminente, Francesco Passalacqua e Jacopo Memo.
Corrado Ricci