
Raffella Paita ‘citata’ per i contributi previdenziali pari a 5.292 euro
La Spezia, 17 marzo 2016 - Arrivano pettine della Corte dei conti i nodi dei contributi previdenziali versati dal Comune della Spezia all’Inps in relazione alla posizione degli allora assessori comunali Raffaella Paita e Salvatore Avena collocati in aspettativa dal lavoro dalle aziende private nelle quali erano stati assunti un giorno prima di diventare membri della giunta Federici: della serie come farsi la pensione col denaro pubblico, pratica un tempo diffusa nell’ambito degli incarichi politici elettivi. La contestazione nei confronti della Paita, ora consigliera regionale del Pd, è di 5.202 euro; molto più alto il danno erariale contestato a Salvatore Avena: 71.659 euro. Questione di diversa ampiezza dei periodi di copertura contributiva garantiti dal Comune, nel caso di Avena anche con l’accantonamento dell’indennità di fine rapporto.
Parliamo di vicende datate, il cui inizio risale in un caso al 2005 e nell’altro al 2007, ma il cui sviluppo processuale si è appena incardinato per effetto della trasmissione alla procura della magistratura contabile del ‘report’ stilato dagli investigatori del Nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza nella prospettiva del recupero delle somme versate all’Inps nel presupposto dell’inesistenza oggettiva del rapporto di lavoro. La Paita è chiamata in causa per l’assunzione strumentale in capo alla società Sti Spa (che si occupa di infrastrutturazioni per la mobilità) durata sei mesi, fino a quando fu lei stessa a decidere di dimettersi, all’insegna di una sorta di ravvedimento operoso. Avena, invece, è risultato in aspettativa dal lavoro alla società portuale Lsct fino alla fine del mandato, nel dicembre del 2012.
Alla Procura della Corte dei conti sono finiti anche gli atti relativi agli accertamenti effettuati nei confronti dell’allora assessore Paolo Garbini (2007-2009) per le «anomalie» riguardanti le ricevute presentate al Comune per ottenere i rimborsi delle spese sostenute durante le trasferte istituzionali. La contestazione riguarda l’indebita percezione di 3.630 euro.