Il corso virtuoso della giustizia, il culto dell’arte marinaresca, la sapienza manuale dei maestri d’ascia: un mix di fattori che, passando per il golfo della Spezia, è valso a restituire ai suoi originali splendori una barca d’epoca del 1956 che, nella sua lunga storia, è stata oggetto, attorno al 2010, di una delle tante truffe orchestrate dal titolare della Rimini Yacht, il ’prenditore’ Giulio Lolli. Lui, braccato e acciuffato dal pm Davide Ercolani (già sostituto procuratore militare alla Spezia) è stato assicurato alle patrie galere. Lo yacht, l’Umiak II, - sequestrato nel 2011 alle Grazie dalla Guardia di Finanza, poi venduto all’asta dal Tribunale di Rimini - ha ritrovato nei giorni scorsi il mare al termine di un certosino restauro eseguito dal Cantiere Valdettaro secondo le direttive dell’armatore, entusiasta dell’esito dell’operazione. I lavori sono durati diversi anni. Si sono svolti a 360 gradi: per ridare vita alle strutture dello scafo, al ponte, agli interni e all’alberatura, traguardando migliori soluzioni alle manovre e al layout sottocoperta. Linee e fascino sono quelli che 64 anni presero forma al Cantiere Sangermani di Lavagna. Se non fosse per la strumentazione elettronica di nuova generazione, la barca è specchio di quei tempi lontani che, per tecniche costruttive e approccio filologico, sono riaffiorati grazie al restyling effettuato dalle maestranze del cantiere che, anche così, tiene alta la bandiera del borgo-culla di maestri d’ascia e calafati.
Dopo le polemiche di settembre per la demolizione con dispersione di fibre di una barca in vetroresina, le riflessioni del sindaco Matteo Cozzani sull’opportunità di conversione in porticciolo del cantiere impattante rilanciando un vecchio desiderata della proprietà riconducibile alla famiglia Vanelo, l’ostilità di una buona parte della popolazione che teme una ‘calata’ di pontili galleggianti invasivi, il restauro dell’Umiak II si fa espressione delle potenzialità produttive dello stabilimento con riflessi positivi sulle peculiarità del borgo, polo delle barche d’epoca, tra ormeggi e lavori, belvedere ed ecologia, là dove il legno non è fonte di veleni a differenza di altri materiali. Rinunciare alla vocazione che viene da lontano sarebbe miope, non solo sul piano identitario, ma per la stessa economia. Anche in questo senso Umiak è un esempio: farà base alle Grazie, alimentando l’indotto fatto di continui bisogni di cure. Sono in molti a pensare che è la vera crescita del borgo passa da un assetto mix del Valdettaro: cantiere tra i due canali che lo costeggiano nell’area più defilata dal centro urbano, porticciolo in simbiosi col paese in via libertà, cogliendo le potenzialità della banchina per l’ormeggio di grosse imbarcazioni. La sintesi da traguardare è quella della preservazione della baia da altri pontili invasivi e della possibilità per il cantiere di trovare l’equilibrio economico. Una sfida, nella quale lo sguardo volge alla calata Braccini come nuova frontiera dell’ospitalità per tentare di trovare la quadra e qualificare Le Grazie come oasi delle barche d’epoca.
Corrado Ricci