GIULIA TONELLI
Cronaca

Ordina una cucina, ma arriva a rate. Finanziaria condannata al rimborso

Il mobilio consegnato era di una marca inferiore rispetto a quella prenotata

Il giudice Romano

La Spezia, 17 dicembre 2018 - Rinnovare gli ambienti di casa, dalla cucina alla camera da letto fino alla sala, dovrebbe sempre essere un momento felice. Un’operazione da portare a termine con il sorriso sulle labbra ed entusiasmo, ma purtroppo non sempre tutte le aspettative si concretizzano. A stravolgere questo piacevole momento di rinnovo degli ambienti domestici a una donna del territorio, che a gennaio del 2013 si era rivolta a una nota società di articoli da cucina per la fornitura del mobilio di cui aveva necessità, è stata una vera e propria beffa. Infatti, dopo aver commissionato l’ordine per una cifra complessiva pari a 14mila euro, la donna e la fornitrice hanno concordato un pagamento a mezzo finanziamento. Ma, dopo aver stipulato il contratto con un’altrettanto conosciuta società finanziaria, e aver versato fino all’8 marzo del 2013 delle rate mensili da 430 euro l’una, la società specializzata in articoli da mobilio (dopo numerosi solleciti) ha iniziato a far arrivare a casa della cliente una cucina di una marca diversa e inferiore rispetto a quella ordinata, consegnandola un pezzo per volta e... a distanza di un anno.

A quel punto la cliente, beffata, ha smesso di pagare la finanziaria e ha proceduto per vie legali, seguita dall’avvocato Alessandra Berardi, contro entrambe le società in questione. Nel frattempo, però, la fornitrice è andata in fallimento e di conseguenza, quello specifico procedimento, si interrompe. Prosegue, invece, il rito con la finanziaria che si è costituita in giudizio, resistendo alle domande avversarie e opponendosi alla domanda di restituzione delle rate versate (diciasette in totale, dal valore di 7,332,92 euro) facendo forza sul fatto che andava ancora stabilito il valore della cucina arrivata (parzialmente, ndr) a destinazione. Il contratto di finanziamento però è di «credito collegato» e dunque, «in caso di inadempimento da parte del fornitore dei beni o dei servizi il consumatore, dopo aver inutilmente effettuato la costituzione in mora del fornitore, ha diritto alla risoluzione del contratto di credito». E su questo punto, non ci sono dubbi.Viene così legittimata la risoluzione del contratto di fornitura, a prescindere dal valore dei beni consegnati. Così, il giudice Gabriele Romano, condanna la finanziaria a rimborsare alla ricorrente le rate pagate, oltre agli interessi legali (264 per le spese e 3,225,00 per onorari e altre spese generali, Iva e Cpa).