Crollo del ponte Morandi Castellucci torna libero

Revocati i domiciliari all’ex amministratore delegato di Autostrade e Atlantia. Il manager è indagato anche nell’inchiesta sulla manutenzione delle gallerie

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L’ex amministratore delegato di Autostrade e Atlantia, Giovanni Castellucci, può tornare libero ma non potrà esercitare la professione di ingegnere e, soprattutto, non potrà ricoprire incarichi direttivi in aziende pubbliche o private per un anno. Perché anche dopo il crollo del ponte Morandi, il 14 agosto 2018, in cui morirono 43 persone, il super manager uscito dalla società ha provato a entrare in altri settori del trasporto ancora fino a marzo di quest’anno. I giudici del tribunale del Riesame di Genova hanno accolto l’istanza dei legali di Castellucci, gli avvocati Adolfo Scalfati e Carlo Longari che si sono detti "sicuri di dimostrare l’innocenza in dibattimento". I legali non hanno chiesto "di riesaminare il merito della vicenda, considerata l’impossibilità, nei tempi così brevi della procedura di riesame e dinanzi ad un dossier accumulato dall’accusa in un anno d’indagini, di dedurre argomenti e produrre documentazione contrari".

Resta ai domiciliari invece l’allora numero due di Aspi Michele Donferri Mitelli. "Decisione ingiusta - ha commentato il suo legale, l’avvocato Giorgio Perroni - per cui ricorreremo in Cassazione". Gli arresti domiciliari erano scattati lo scorso 11 novembre nell’ambito dell’inchiesta sulle barriere antirumore pericolose. Per la procura l’ex management pur consapevole della pericolosità delle strutture dovute a un difetto di progettazione e all’uso di materiale non certificato non le sostituì per fare risparmiare l’azienda e compiacere i soci di maggioranza, tra cui i Benetton. Dalle motivazioni del Riesame emerge che il manager agiva con "mancanza di scrupoli per la vita e l’integrità degli utenti". Le condotte di Castellucci, per i giudici del Riesame erano "tutte volte a una poliedrica e persistente politica del profitto aziendale, soprattutto risparmiando le spese dovute, ma anche cercando di imputarle a capitoli non pertinenti perché potessero essere in parte detratte dai debiti verso la controparte (lo Stato, ndr.)". Secondo i giudici, Castellucci agiva per compiacere gli azionisti. "I soddisfatti azionisti di maggioranza lo compensavano adeguatamente: già nel 2010 riceveva compensi per oltre un milione e 250mila euro all’anno per Aspi e 750mila per Atlantia". Castellucci è indagato anche nell’inchiesta sulla manutenzione delle gallerie nata dopo il crollo della volta nel tunnel Berté, in A26, il 30 dicembre 2019. Quella sera caddero due tonnellate di cemento, ma nessuno rimase coinvolto. Da quell’episodio gli investigatori del primo gruppo della guardia di finanza, guidati dal colonello Ivan Bixio, hanno scoperto che pure per i tunnel, come per i viadotti e il Morandi, venivano falsificati i report sulle valutazioni per risparmiare sulle manutenzioni. Sono una decina le persone indagate oltre all’ex Ad con accuse, a vario titolo, di falso e attentato alla sicurezza dei trasporti. Nel fascicolo sulle barriere si aggiunge una nuova accusa per Castellucci: quella di tentata truffa. Le modifiche alle strutture difettose, infatti, venivano fatte passare come migliorie con un risparmio per la società.