ROBERTA DELLA MAGGESA
Cronaca

Cinque Terre, non basta il senso unico. Rabbia per le ondate dei turisti: "Chi vive qui resta strangolato"

Il sentiero verde-azzurro che collega Monterosso a Vernazza solo da nord verso sud La corsa al business fa disastri. "Ma non tutti alla Spezia abbiamo bar e ristoranti..."

Turisti alle Cinque Terre (Frascatore)

Cinque Terre (La Spezia), 21 aprile 2023 - Le Cinque Terre si apprestano a vivere il secondo ponte di questa primavera. E dopo l’antipasto da tregenda di Pasqua e Pasquetta, i vertici del Parco nazionale, di concerto con la Regione Liguria e le altre istituzioni chiamate a ruoli di gestione e controllo dei flussi turistici, ha ufficializzato quanto già trapelato in occasione dell’ultima riunione del consiglio direttivo: da domani a martedì 25 aprile, nella fascia oraria compresa tra le 10 e le 14, il celeberrimo sentiero verde-azzurro, ossia la tratta di rete escursionistica che collega Monterosso a Vernazza, potrà essere percorso solo a senso unico, in direzione nord-sud. Il rispetto delle indicazioni sarà garantito dalla presenza di una task-force formata da carabinieri, guardie ecologiche volontarie, volontari del Cai e del Soccorso alpino, oltre che dagli addetti dell’Ati 5 Terre. Si tratta della sperimentazione di una prima misura di contenimento. Altri provvedimenti potrebbero essere adottati nelle prossime settimane. Intanto, dagli uffici di via Discovolo trapela la volontà di cominciare a imbastire un serio ragionamento sull’introduzione di servizi a prenotazione obbligatoria, sul modello di quanto già testato a Venezia. Per ora si parla solo di un possibile contingentamento nell’accesso ai sentieri, ma il Parco per andare sul sicuro ha commissionato uno studio alla milanese MicHub, società specializzata nell’analisi di mobilità e trasporti.

Quaranta minuti nell’ora di punta per coprire, in automobile, i quattro chilometri e mezzo che separano lo stadio ’Alberto Picco’ dal porto. Roba da grande raccordo anulare. Performance alle quali sono abituati, forse, i fiorentini che abitano fuori dalla cerchia dei viali di circonvallazione. Non certo la gente schiva e tradizionalmente allergica ai ’foresti’ che popola i periferici quartieri della Spezia. Ma la medaglia appesa al petto di quanti negli anni si sono arricchiti con il fenomeno Cinque Terre – e che magari integrano il magro stipendio da arsenalotti con una rendita assai più ghiotta da affittacamere – ha un rovescio ben poco dorato: è quello macchiato dai gas di scarico dei megai mepgapullmanpullman turistici che, dalla Pasqua all’estate di San Martino, intasano senza pausa di riflessione le quattro strade maestre di una città che non è certo stata pensata, a fine Ottocento, per fare da catino di contenimento della futura mirabolante fama di quei cinque borghi all’epoca pressoché sconosciuti.

Eppure la rivoluzione copernicana del turismo di massa, quello delle piattaforme globali e delle prenotazioni agili, quello che promette gite esperienziali e poi lascia in bocca l’amaro di un selfie strappato alla calca, ha fatto il miracolo di capovolgere punti cardinali e di riferimento. E così quando viaggia all’estero e si trova a rispondere alla solita imbarazzante domanda – “where are you from’, da dove vieni’? – uno spezzino oggi lo riconosci da alcuni inequivocabili indizi: sguardo perso nel vuoto e bocca aperta a balbettare suoni confusi: ’Spezia, Arsenale, you know? Niente, eh... Vabbè. Cinque Terre. Five Lands’. La frustrazione di un’identità negata, anche in zona cesarini, è palpabile. Ed emerge, in tutta la sua comprensibile evidenza, e tenerezza, anche dalle parole di Patrizia B., nostra lettrice: "È stato disastroso permettere l’affluenza massiccia di tutti questi turisti. Una politica scellerata, non soltanto per le bellissime Cinque Terre, ma anche per noi cittadini di Spezia, che siamo strangolati da questa ondata di vacanzieri. In fin dei conti, mica siamo tutti proprietari di strutture ricettive, bar o ristoranti...". E come darle torto?