
Enel
La Spezia, 9 giugno 2015 - «IL NOSTRO obiettivo è quello di mantenere l’impianto con le miglior performance ambientali, unica condizione che può garantire un futuro alla centrale, così come rilevato dall’Ispra nel corso delle verifiche contemplate nel documento dell’Autorizzazione integrata ambientale». È quanto ribadiscono le Rsu e le organizzazioni sindacali di categoria della centrale Enel di Vallegrande, che conta 240 lavoratori diretti e circa 180 dell’indotto, a forte rischio occupazione a seguito della conferma riguardante la dismissione dell’impianto avvenuta nel corso dell’assemblea tra gli azionisti e l’amministratore delegato e direttore generale dell’Enel, Francesco Starace, del 28 maggio scorso: in quella occasione Starace ha infatti annunciato lo spegnimento definitivo dei gruppi a carbone della centrale intitolata a Eugenio Montale per la fine del 2021, data di scadenza dell’Autorizzazione integrata ambientale.
MA I LAVORATORI non ci stanno, come è comprensibile: dietro ad ognuno di loro c’è una famiglia, e la conseguente necessità di uno stipendio a fine mese. E così per stamani è fissato un incontro tra i sindacati nazionali di categoria e i vertici aziendali, mentre nel pomeriggio è in programma un’assemblea con i lavoratori diretti e dell’indotto per renderli partecipi di quanto discusso in mattinata. «Siamo contrari a questa impostazione (la dismissione della centrale, ndr) e abbiamo proclamato lo stato di agitazione contro la chiusura dell’impianto e a sostegno della vertenza nazionale in corso, con tanto di manifestazione nazionale fissata per il 19 giugno» fanno sapere le Rsu aziendali, sostenuti dalle categorie e dalle confederazioni. Vertenza contro la mancanza di una strategia energetica nazionale che sta determinando una profonda crisi nel settore energetico con forti ricadute occupazionali nel settore e nell’indotto, oltre che sull’economia del paese. Il tentativo di conciliazione del prefetto, dello scorso 4 giugno, sembra infatti non aver sortito gli effetti sperati, e così i lavoratori sono pronti a incrociare le braccia, in segno di protesta, nella giornata del 19 giugno. «Vogliamo mantenere una continuità produttiva del nostro sito migliorandone la compatibilità ambientale e la potenzialità occupazionale, contro gli interessi concomitanti di chi vuole dismettere e di chi non vuole investire», fanno sapere. Oggi comunque la giornata decisiva, con l’incontro tra azienda e sindacati.
Laura Provitina