
L’avvocato Pier Manlio Gianquinto ha sostenuto la tesi delle cartelle nulle se notificate via Pec
La Spezia, 21 ottobre 2017 - Mazzata su Equitalia dai giudici tributari: sono nulle le notifiche delle cartelle esattoriali a mezzo Pec (Posta Elettronica Certificata) e, di conseguenza, sono illegittime le cartelle stesse, che diventano carta straccia. Questo il senso di una sentenza della Commissione Tributaria Provinciale della Spezia destinata a fare scuola. L’ha emessa il collegio presieduto dal giudice Giovanni Sgambati, affiancato dai colleghi Mario Baldini e Alessandro Ranaldi. Ciò è avvenuto in accoglimento delle tesi proposte dall’avvocato Pier Manlio Giaquinto (che condivide lo studio col padre Manlio, storico legale spezzino) che ha tutelato una società destinataria della cartella.
I fatti risalgono al 2015. La società ricevette nella propria casella di posta elettronica una comunicazione dell’agente della riscossione (Equitalia, appunto) con allegata la “fotocopia” di una cartella esattoriale. Subito i primi dubbi: come può notificarsi un atto, non originale, trattandosi solo di una fotocopia scansionata (pdf) e priva dell’ attestazione di conformità? Infatti, non si può. Come ha certificato la Commissione Tributaria Provinciale, ribadendo un principio di diritto che da tempo sta facendo breccia tra i Giudici di merito e di cui alla Spezia si è fatto primo propalatore, nel maggio scorso, il giudice del Lavoro Giampiero Panico, su ricorso dall’avvocato Federica Giorgi.
«Accertato che la cartella allegata alla Pec e notificata sotto forma di documento informatico risultava essere un semplice file pdf privo dell’ estensione “p7m”, unico formato che rende valido ed esistente l’ atto notificato, la cartella stessa - dicono i giudici - è illegittima, al pari del processo notificatorio». Il metodo di notifica in questione, spiegano i giudici tributari motivando il verdetto-pilota, «non può qualificarsi come idonea a garantire, con assoluta certezza, da una parte l’identificabilità del suo autore e la paternità dell’atto e, dall’altra, la sua integrità e immodificabilità, come richiesto dal codice dell’amministrazione digitale».
La Commissione è andata ben oltre, sottolineando necessità e criticità nella condotta dell’Agente della riscossione. «L’ atto notificato va attestato conforme all’ originale, i funzionari di Equitalia sono sprovvisti di tale potere» spiega il legale. Questioni di forma che si risolvono in beffa per gli enti destinatari di tributi e contributi reclamati, con annesse multe.
«Il contenuto della sentenza - conclude l’avvocato Giaquinto - scoperchia il Vaso di Pandora: Equitalia sta chiedendo ai contribuenti somme ed importi in modo illegittimo e per l’ effetto non dovuti, ma è oggi chiamata a rendere conto e a risarcire i danni cagionati al proprio dante causa Inps/Agenzia delle Entrate proprio per le migliaia di notificazioni nulle e/o annullabili».