REDAZIONE LA SPEZIA

Caprette, flop dell’operazione adozioni La sterilizzazione per allentare la presa

L’idea individuata dal sindaco Cozzani per evitare la riproduzione fuori controllo dopo il ripopolamento degli animali

Lontano, preletterario a esser precisi, è il tempo in cui alla capra andava grande riconoscenza, perfino del signore degli dei, Zeus, che cresciuto grazie al suo latte, per onorarla aveva creato nel cielo la costellazione del Capricorno e, delle sue corna, ne aveva fatto la prodigiosa cornucopia simbolo dell’abbondanza. Si tratta della capra Amaltea che viveva infatti, secondo la leggenda, pascolando indisturbata sull’isola di Creta.

È su un’altra isola, quella di Palmaria, che le sue numerose discendenti vivono oggi non più tanto indisturbate; e quanto a riconoscenza, proprio non se ne parla.

Sì, perché i piccoli ungulati di razza tibetana, non hanno ancora trovano pace e soprattutto casa. Le miti inquiline infatti, portate sull’isola di Palmaria circa sessant’anni fa, erano entrate nel ciclone delle polemiche nel 2016 quando il sindaco di Portovenere, Matteo Cozzani, aveva preventivato la possibilità di "eradicarle"; e la giunta comunale aveva addirittura ventilato l’ipotesi di macellarle. Definite "razza aliena" per il territorio, delle brucanti, simpatia di bambini e visitatori, è proprio la dieta erbivora a costituire un problema: ghiotte della flora protetta del parco naturale, intaccano inevitabilmente un paesaggio unicum per le sue caratteristiche; ecosistema fragilissimo e prezioso patrimonio dell’UNESCO.

Ad Enpa, nel 2018, si lega il destino degli animali: il 3 febbraio iniziano le operazioni di recupero e messa in sicurezza delle caprette per la successiva adozione, cruelty free (non finalizzata a scopi alimentari) che vedono impegnati sull’isola i volontari guidati da Massimo Pigoni, vicepresidente nazionale dell’associazione animalista e responsabile del Cras di Genova; con la collaborazione tecnica dei medici del servizio veterinario dell’ Asl 5 spezzina. Dopo il trasferimento del primo nucleo pilota di otto caprette evacuate, a bordo di una chiatta, sulla terraferma presso la fattoria didattica del Carpanedo alla Spezia, l’operazione delle “100 di Palmaria” , il più grande salvataggio animale organizzato in Italia, si ferma per l’alto costo e complessità del progetto. "Enpa non è riuscita a completare l’operazione – spiega il sindaco di Portovenere Matteo Cozzani – a causa del consistente numero di esemplari e, soprattutto, perché nessuno si è fatto avanti per adottarli. Rimane comunque nelle nostre intenzioni affrontare il problema – continua il sindaco – mettendo in atto, se necessario, una nuova strategia come, per esempio, la sterilizzazione che evitando una riproduzione fuori controllo permetterebbe alle caprette ormai presenti di completare il ciclo vitale. Tale ipotesi – conclude – sarà vagliata ormai dopo l’estate con gli uffici Asl di competenza".

A ritornare sulla proposta del recupero e trasferimento in altro contesto, è il presidente di Legambiente della Spezia, Stefano Sarti che ricorda l’esperienza del 2012 di adozione dei beagle di Green Hill, portata a termine con successo da Legambiente della Lombardia (per vicinanza territoriale) in collaborazione con Lav: "In quel caso – spiega – si è trattato di un’operazione estremamente faticosa ma giusta per gli animali. Anche per le caprette della Palmaria sarebbe ottimale il trasferimento in altro luogo perché, per quanto integrate nel territorio, vivono in un habitat che, di fatto, non è il loro. L’alternativa, rimane la sterilizzazione; anche se, ribadisco, la soluzione migliore sarebbe trovare qualcuno che disponga di un grande appezzamento di terreno in grado di ospitarle". Il presidente Sarti, se si ritornerà a parlare del problema e della sua urgenza, si dice disponibile a valutarlo e a garantire un contributo.

Alma Poggi