CLAUDIO LAUDANNA
Cronaca

Canile, assolti i titolari di Tavolara

Non ci fu truffa. Erano accusati di aver preso contributi per animali morti falsificando i certificati veterinari

di Claudio Laudanna

"Assolti perché il fatto non sussiste". Si è conclusa dopo otto anni la vicenda che ha coinvolto due carraresi, Costantino Senes e Gabriella De Rossi, titolari del canile ‘I Pioppi Argenti’ di Tavolara, a Castelnuovo Magra. I due erano stati accusati di avere, tra agosto e dicembre del 2012, posticipato la data di decesso di alcuni animali del loro canile e incassato i contributi riconosciuti dai Comuni convenzionati. Un impianto accusatorio che è stato smentito dalla Corte d’Appello di Genova che ha accolto la tesi difensiva dell’avvocato della coppia, Luca Lattanzi, e ha messo la parola fine a una vicenda sulla quale sarebbe anche già intervenuta la prescrizione. Prima di tornare in Corte d’Appello il caso del canile di Tavolara era già passato in Cassazione lo scorso febbraio. Con una propria sentenza la Suprema Corte aveva annullato la prima sentenza d’appello e aveva disposto un nuovo esame finito con l’assoluzione con formula piena tanto per Costantino Senes che per Gabriella De Rossi. Numerosi i motivi alla base della strategia del legale che già a inizio anno avevano portato la Cassazione all’annullamento delle sentenze.

Secondo l’avvocato la causa si basava "sulla illogicità manifesta della motivazione della prima sentenza della Corte d’Appello, dove mancava la corrispondenza tra gli originali dei certificati prodotti dalla veterinaria e le copie modificate dagli imputati". In particolare i due titolari del canile in un primo momento erano stati condannati per aver posticipato la data di decesso in alcuni certificati di morte di animali redatti dalla veterinari, una falsificazione che sarebbe stata fatta a penna. Un particolare che sarebbe non di secondo ordine visto che le differenze "nei documenti delle veterinaria – spiega l’avvocato Lattanzi -, oltre alle correzioni a penna consisterebbero anche in altre scritte al computer, quali differenze tra maiuscolo e minuscolo, numeri di tatuaggio, cause del decesso ed addirittura nei nomi degli enti comunali", ma non solo. Secondo la tesi difensiva che è stata infine accolta dai giudici "non v’è prova della sicura attribuibilità delle falsificazioni poste da parte di Senes e De Rossi" per non parlare del fatto che vi era anche una "sostanziale inverosimiglianza" di una truffa da poco meno di 400 euro per un canile che all’epoca ne fatturava circa 200mila l’anno.